Musica

Prospettiva Nevski

8 marzo 1917, sulla Prospettiva Nevski scendono in sciopero le donne di San Pietroburgo, conquistandosi il giorno della Festa della Donna e dando una spinta decisiva al corso degli eventi che avrebbero portato alla Rivoluzione d’Ottobre.

Il brano di oggi è un trait d’union tra la storia di ieri e quella di domani. Tra il 7 novembre ed il 9, in questa storia – che è stata poi la nostra, per tutto il ventesimo secolo – non passano 2 giorni, ma 72 anni. Tra il 1917, quando i Bolscevichi guidarono l’assalto al Palazzo d’Inverno a San Pietroburgo e stabilirono un potere che la realtà e la stessa analisi marxiana di essa sembravano loro verosimilmente negare, ed il 1989, quando gli ultimi eredi di quel potere che era riuscito a sedurre e irreggimentare la metà del mondo se lo videro svanire tra le dita in una notte, come neve al sole di primavera.

Le rivoluzioni popolari cominciano sempre con le migliori intenzioni. Spesso poi, come succede in tutte le cose umane, non le sanno mantenere. Ricorderemo sempre la Russia che abbatté il regime feudale dello Zar, rivoltandosi ad una sicura morte per fame di milioni di persone, e che poi divenne la superpotenza Unione Sovietica – il sogno di metà della razza umana e l’incubo dell’altra metà – per la Cortina di Ferro, la cappa di piombo inesorabile ed interminabile che stabilì ed impose su tante terre e su tanti popoli.

Lenin arringa la folla a San Pietroburgo

Lenin arringa la folla a San Pietroburgo

Ricorderemo la Rivoluzione Russa per quella cancellazione della stessa nozione di libertà individuale che era vissuta come insopportabile da noi occidentali discendenti di un’altra rivoluzione, quella Francese del 1789 (che pure aveva avuto il suo bravo bagno di sangue), e tollerabile invece da chi era disposto a barattarla per un paradiso di cui qui ad ovest sostanzialmente non sapevamo nulla, se non qualcosa attraverso gli allucinanti racconti di chi era sopravvissuto a Lenin, a Stalin, alla guerra civile, alla guerra mondiale, alle purghe ed alle carneficine, magari saltando il filo spinato a Berlino un attimo prima che il Muro si chiudesse per sempre. Racconti che parlavano d’inferno, piuttosto che di paradiso. Racconti che fecero della nostra pacifica quotidianità una nuova epoca di guerra, una guerra che sarebbe stata chiamata fredda ma che non per questo avrebbe risparmiato innumerevoli vittime.

Ricorderemo la fine della storia, e quanto ci è costato arrivare a quella fine, dimenticando l’inizio. C’é stato un momento in cui quella che si risolse con la vittoria dei Bolscevichi fu oggettivamente una grande storia. Un momento in cui i russi avrebbero potuto anche guadagnarsi l’ammirazione del mondo, se quel mondo non si fosse piuttosto spaventato a sentire i resoconti sulla fine della famiglia reale, dei nobili e dei borghesi che furono falcidiati dai rivoluzionari dei Soviet nei primi inverni dopo che il palazzo di San Pietroburgo era stato conquistato e le Guardie Bianche zariste e controrivoluzionarie, fiancheggiate dalle truppe occidentali del Cordone Sanitario, avevano ridotto le steppe russe ad una pianura di sangue.

Gli uomini che assaltarono il Palazzo d'Inverno

Gli uomini che assaltarono il Palazzo d’Inverno

I dieci giorni che sconvolsero il mondo di John Reed da noi li hanno raccontati il genio di Franco Battiato e la voce di Carla Bissi in arte Alice. Arte pura, come un film di Ėjzenštejn, un quadro di Kandinskij, una poesia di Majakóvskij. Vedi davvero la Prospettiva Nevski battuta dal vento siberiano a – 30°, e le Guardie Rosse raccolte attorno ad un fuoco, mentre la gente russa vive il suo incredibile Krasnyj Oktjabr’, l’Ottobre Rosso, e il popolano si mescola al grande artista come Igor Stravinskij, accomunati entrambi dalle stesse spaventose difficoltà e nello stesso tempo dalla tranquilla e insieme sorprendente quotidianità rinfrancata e sostenuta dalla consapevolezza della libertà conquistata e purtroppo destinata ad aver breve durata.

Battiato e Alice nel 1980, all'inizio del loro sodalizio

Battiato e Alice nel 1980, all’inizio del loro sodalizio

Quando Battiato la pubblicò nel 1980 nell’album Patriots, era ormai un artista affermato. Uno di quei cantautori che non sai se definire piuttosto poeti, o viceversa. Alice invece lottava ancora per emergere, e fu proprio l’incontro con il suo mentore catanese a darle la spinta decisiva. Prospettiva Nevski fu uno dei Gioielli rubati con cui la cantante di Forlì si impose al grande pubblico, a partire da quel fatidico 1985 in cui pubblicò l’album omonimo.

Basta discorsi, vi lasciamo al brano. E a quelle immagini che evoca, e che scorrono davanti ai nostri occhi come un film in bianco e nero di tanto tempo fa. E invece, è storia di appena ieri.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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