Calcio

Qatar 2022, si parte

La'eeb, mascotte ufficiale dei Mondiali di Calcio Qatar 2022

Ci siamo. La storia passata è arrivata a fine narrazione. L’attualità incombe. Tra poche ore, allo stadio Al-Bayt di Al-Khawr, cattedrale nel deserto del Qatar, comincerà il mondiale più inedito e improbabile della storia dei mondiali di calcio. Si gioca a novembre, perché d’estate non sarebbe stato possibile nel deserto della penisola araba. Chi ha pensato di disputare qui la ventiduesima edizione della Coppa del Mondo di calcio, o era un folle o aveva interessi inconfessabili. Oppure si chiamava, e si chiama, Michel Platini.

Vincerà chi giocherà meglio, come a volte è successo in passato, oppure chi resisterà meglio a temperature e risvolti climatici e ambientali che pure d’inverno non scherzano. Intanto i calendari del calcio ad ogni latitudine sono sconvolti. Staremo un mese senza campionato nazionale, qui come altrove, anche se noi non siamo qualificati e dovremo stare a guardare gli altri.

Già, l’euforia per il secondo titolo europeo è stata breve. E’ bastata la Nord Macedonia a disperdere le certezze acquisite a Wembley. Resta il dubbio: Mancini aveva fatto un miracolo allora, o si è trattato in seguito di uno dei soliti nostri cali di tensione all’indomani di una grande, indiscutibile vittoria? Nel 1982 la splendida, indimenticabile nazionale di Enzo Bearzot, tricampeon, sbattè il muso nelle qualificazioni all’europeo francese che era largamente alla nostra portata. Nel 2010, Marcello Lippi non riuscì a ripetere il miracolo di Berlino, e finì infamato come Mancini, malgrado avesse scritto la storia del calcio con una penna dal color azzurro cielo.

Fatto sta che per la seconda volta consecutiva restiamo a casa, risparmiandoci il bollore dellArabia come quattro anni fa il gelo della Siberia. La crisi del nostro calcio probabilmente è epocale e non contingente. Siamo un paese sulla via della morte civile, tra le altre cose che attestano la nostra decadenza i nostri bambini non giocano più a pallone per le nostre strade, dove circolano sfrecciando macchinoni sempre più ingombranti comprati da cittadini che non sfruttano più una ricchezza reale ma soltanto una capacità di indebitarsi spinta fino al parossismo.

Una volta il pallone era la panacea di una società, quella italiana, che si dibatteva ma spesso anche esorcizzava i suoi mali nella capacità di un popolo, quello italiano, di rimanere bambino fino in fondo. Churchill aveva detto di noi: «Gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio». Lontani dalla mentalità inglese, a partire dal dopoguerra tuttavia li abbiamo sorpresi e surclassati quasi sempre grazie proprio a questa nostra natura bizzarra, eterodossa, da ultima trincea come ad El Alamein. Come ad Highbury.

Adesso, il gioco si è allineato alla società. Il bambino italiano cresce senza aver toccato un pallone, e in compenso diventa adulto avendo perso una guerra o una competizione dopo l’altra secondo una quotidianità impietosa. Il calcio ormai è un gioco da ricchi, e noi non lo siamo più. Perfino la Juventus, onnivora di titoli sul territorio nazionale, ormai si rende ridicola ad ogni sua apparizione internazionale, e vorrà pur dire qualcosa.

Il calcio è un gioco noioso, dice Gigi Riva, uno di quelli che hanno reso l’azzurro un colore invidiato dal resto del mondo. Quello che Rombo di Tuono non dice è che in quella platea annoiata noi occupiamo ormai gli ultimi posti, quelli sotto il loggione, sconcertati dal buio e dalla lontananza dallo schermo su cui scorrono le immagini dei vincitori.

Tant’é, ad al-Khawr tra poco si ricomincia, anzi, ricominciano. E chissà quanti di noi saranno comunque sul divano ad assistere. Per un mese la palla sarà di nuovo rotonda. Torneremo tutti bambini. E ad un bambino, se togli il pallone, gli hai rovinato l’infanzia in cambio di niente.

نْ شَاءَ ٱللَّٰهُ. Inshallah. Come Dio vorrà.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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