A seguito del sisma di magnitudo 7.9 che ha colpito Turchia e Siria nella notte tra il 5 ed il 6 febbraio scorsi, il conto delle vittime è purtroppo destinato ancora a salire inesorabilmente. La Turchia ha aggiornato ufficialmente il proprio a 2.921, la Siria a 1.444. Il che porta il totale complessivo provvisorio a 4.365.
Il terremoto che ha sconvolto l’area di confine tra i due paesi è il quarto più violento registrato in quelle zone a partire dal 1668, più o meno cioé all’epoca in cui l’Impero Ottomano era stato sconfitto dai veneziani nella guerra di Morea e poco dopo il fallimento dell’Assedio turco di Vienna.
In quell’anno, la Turchia era stata scossa da due sismi violenti: il primo, di magnitudo 7,8, a luglio provocò un numero di vittime stimato fra 5.000 e 10.000; il secondo, di magnitudo 8, a metà agosto uccise circa 8.000 persone.
Per la Siria, un terremoto paragonabile risale al 1202, poco dopo cioé la riconquista di Gerusalemme da parte del sultano Ṣalāḥ al-Dīn, con una magnitudo stimata di 7,6.
Per dare un’idea delle dimensioni della catastrofe, si stima che il sisma in Turchia-Siria sia stato di intensità mille volte superiore rispetto a quello che nel 2016 ha colpito Amatrice e 30 volte più forte rispetto a quello dell’Irpinia del 1980.
A livello internazionale, terremoti di questa intensità sono naturalmente rilevanti, ma sono preceduti dalla lunghissima lista dei sisma di magnitudo 8 e 9, fino ad arrivare Il più violento mai registrato, di magnitudo compresa fra 9,4 e 9,6, avvenne nel 1960 in Cile. Il 22 maggio di quell’anno il Cile tremò, nella regione di Valdivia, con una magnitudo di circa 9,4. L’onda lunga del sisma – è il caso di dire – provocò uno tsunami che raggiunse le coste di Hawaii, Giappone, Filippine, quelle orientali della Nuova Zelanda, quelle sudorientali dell’Australia e le isole Aleutine.
Segono, nella speciale classifica, 14 violenti terremoti di magnitudo uguale o superiore a 9 avvenuti nel mondo nella storia moderna. Nel 1604, l’Alaska fu scossa da un sisma di magnitudo 9,2. Nel 1700 nel Pacifico, si registrò un sisma di magnitudo stimata di almeno 8,7. Appartiene a questo secondo gruppo anche il terremoto più violento registrato in Turchia, quello – come detto – dell’agosto 1668 che aveva colpito l’Anatolia, la stessa zona nella quale la terra ha tremato oggi.
La Turchia e la Siria sono presenti anche nella classifica dei terremoti che nella storia si stima abbiano mietuto più vittime: 250.000 circa quelle documentate quando la terra tremò in Turchia nel 526 e 530.000 quelle del terremoto che pochi anni dopo, nel 533 ripeté la catastrofe in Siria.
Punto di incontro di tre placche continentali e attraversata da due grandi faglie, la Turchia è da sempre un Paese ad alto rischio sismico e nella sua storia si contano a decine i terremoti di magnitudo uguale o superiore a 7. Nel ‘900 sono stati 13 e quello avvenuto oggi è il terzo del XXI secolo, dopo quello di magnitudo 7,2 del 2011 e quello di magnitudo 7 del 2020.
Non di sole vittime umane purtroppo si parla in queste ore. Il sisma che si è abbattuto sul sud della Turchia e sulla Siria centro-settentrionale ha colpito anche importanti monumenti storici di valore inestimabile ed insostituibile. A Gaziantep, nell’epicentro, il castello dichiarato patrimonio dell’Unesco é ormai un cumulo di macerie.
Il castello risaliva a circa duemila anni fa, costruito dall’Impero Ittita e poi trasformato in fortezza dall’Impero Romano tra il II e III secolo dopo Cristo. La fortezza era stata profondamente modificata dagli ultimi conquistatori Ottomani durante il regno dell’imperatore Suleyman I il Magnifico (1520-1566), che ne aveva rafforzate le mura. Da sempre un prezioso punto di osservazione per gli attacchi che arrivavano dal mare, la struttura aveva resistito fino a oggi.
Disastro anche in Siria, dove è stato danneggiato il castello di epoca crociata di Margat. La struttura risale all’XI secolo, costruita dopo la conquista latina della Palestina durante la Prima Crociata, si trova sulle montagne che sovrastano il porto siriano di Baniyas.
Il sisma non ha risparmiato nemmeno gli edifici religiosi. La moschea Sirvani, costruita nel XVII secolo, è crollata parzialmente. La Chiesa dell’Annunciazione di Iskenderun (per noi Alessandretta) è stata in gran parte distrutta. Costruita tra il 1858 e il 1871 dall’Ordine dei Carmelitani scalzi, era uno dei simboli della cristianità.
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