Berliner Mauer, antifaschistischer Schutzwall. Il Muro di Berlino, barriera di protezione antifascista, fu costruito nella notte tra il 12 e il 13 agosto 1961. Un’opera imponente, di quelle che riescono solo ai tedeschi, o a qualche civiltà del passato. L’Impero Cinese costruì la Grande Muraglia contro gli Jung Nu, gli Unni, e riuscì a tenerli fuori dalle sue terre, spingendoli verso quelle dell’Impero Romano, che non avendo fatto altrettanto collassò. L’Impero Romano aveva costruito il Vallo di Adriano, e finché esso fu difeso dalle Legioni, riuscì a tenere Pitti e Scoti lontano dalla civile Britannia.
Walter Ulbricht, messo da Stalin a governare la DDR (Deutsche Demokratische Republik) nel 1947, aveva tentato per anni di impedire l’emorragia di cittadini della Germania Democratica verso la Germania fascista, cioè quella che era controllata dagli americani e dai loro alleati e che secondo la sua propaganda si era liberata di Hitler per cadere sotto il tallone di un regime altrettanto reazionario e nemico del popolo. Nel ’47, la Cortina di Ferro, secondo la definizione di Winston Churchill, si era stesa sull’Europa dell’est, sui territori controllati dall’Armata Rossa alla fine del secondo conflitto mondiale. Restava solo un punto debole: Berlino.
Secondo gli accordi della Conferenza di Potsdam nel luglio 1945, ciascuna potenza avrebbe controllato dopo la guerra (e influenzato nelle scelte politiche) il territorio in cui erano arrivati i rispettivi eserciti alla data del 7 maggio 1945, giorno di cessazione delle ostilità. Con una eccezione, la capitale tedesca, pur essendo ampiamente nella zona liberata dall’Armata Rossa (arrivata nei sobborghi di Berlino negli ultimi giorni di aprile) doveva essere sottoposta ad un regime particolare, un governo quadripartito tra le quattro potenze vincitrici, USA, URSS, Gran Bretagna e Francia.
Lo scoppio della Guerra Fredda mise subito in crisi questa sistemazione. L’Unione Sovietica (che aveva provveduto a insediare governi amici in tutti i territori controllati, compresa la fetta di Germania di competenza) tentò già nel 1948 una soluzione di forza della situazione tedesca, chiudendo il corridoio che da Berlino conduceva alla Germania Ovest. Gli Alleati risposero con un ponte aereo che rifornì la ex capitale tedesca per circa un anno, prima che i sovietici si rendessero conto dell’inutilità e della impopolarità della loro azione.
Di fatto, però, Berlino rimaneva una spina nel fianco del loro regime. Tra le due metà della ex capitale imperiale si poteva passare dall’Est all’Ovest, dal Comunismo al Capitalismo. Molte famiglie erano divise in due dall’assetto post-bellico e desideravano ricongiungersi. Molte persone si stavano rendendo conto che il paradiso dei lavoratori era più qualcosa di simile ad un inferno in terra, e avendone abbastanza dopo aver subito anche l’inferno nazista desideravano saltare il confine, allora indifeso.
A ciò decisero di porre rimedio le autorità della DDR nell’estate del 1961. Ulbricht ordinò la costruzione del Muro, che fu ultimato in una notte. La mattina del 13 i berlinesi scoprirono che la loro città era divisa in due. Nei mesi e negli anni successivi, tedeschi, europei e perfino americani scoprirono che il mondo, la loro coscienza e perfino la loro anima erano divisi in due. L’equilibrio del terrore e la divisione del mondo tra le due superpotenze rendevano il mondo più facile da governare, ma anche molto meno piacevole per viverci. E l’impossibilità di fare una guerra vera costringeva a uno stato di guerra sottintesa permanente. La Guerra Fredda, appunto.
Il muro era lungo più di 155 km. Dopo la costruzione iniziale, venne regolarmente migliorato. Nel giugno 1962 venne costruito un secondo muro all’interno della frontiera destinato a rendere più difficile la fuga verso la Germania Ovest, fu così creata la cosiddetta striscia della morte. Inizialmente i punti di attraversamento erano più di uno. In seguito, rimase praticamente solo quello che sarebbe stato consegnato alla leggenda con il nome di Checkpoint Charlie. Una frontiera dell’anima per più generazioni, prima ancora che un confine tra due mondi in guerra.
Il 26 giugno 1963, pochi mesi prima di essere sacrificato a questa logica di guerra, il presidente americano John Fitzgerald Kennedy rese omaggio ai berlinesi e a tutti coloro che si disponevano a vivere il trentennio successivo da un lato o dall’altro della Cortina di Ferro. Ich bin ein berliner, la sua frase e il suo discorso rimangono la testimonianza più efficace contro il mondo storto nato dagli esiti della Seconda Guerra Mondiale e dai sogni deviati di un’umanità ancora non vaccinata contro i totalitarismi. Ma il mondo diviso e le due Germanie continuarono ad esistere fino alla fine degli anni 80. Molti altri conflitti, dopo quello estremo scongiurato per Cuba nel 1962, dovevano essere vissuti sulla pelle dell’umanità prima che il Comunismo dicesse basta e il Capitalismo scoprisse di non avere in realtà vinto niente.
Nel 1989, Erich Honecker (succeduto ad Ulbricht) ed il suo regime erano all’agonia. Al Kremlino c’era da qualche anno un uomo, Michail Gorbaciov, che non concepiva più di nascondere la verità ai popoli di oltre Cortina. La libertà era altrettanto essenziale del pane, per l’uomo, e se il Comunismo non poteva garantirla, pazienza, che seguisse il suo destino. In tutti i paesi del Patto di Varsavia, dalla Polonia alla Cecoslovacchia all’Ungheria alla Germania Est, si susseguivano le manifestazioni di protesta, e carri armati per soffocarle non ce n’erano più, se li era mangiati tutti l’Afghanistan, Vietnam sovietico, e la crisi economica del regime che non aveva più piani quinquennali per mandare avanti un’economia allo spasimo.
Il 9 novembre, finalmente, dopo diverse settimane di disordini pubblici, il Governo della Germania Est annunciò che le visite a Berlino Ovest (e quindi nella Repubblica Federale) sarebbero state permesse; dopo questo annuncio una moltitudine di cittadini dell’Est si arrampicò sul muro e lo superò, per raggiungere gli abitanti della Germania Ovest dall’altro lato in un’atmosfera festosa. Durante le settimane successive piccole parti del muro furono portate via dalla folla e dai cercatori di souvenir; in seguito fu usato dell’equipaggiamento industriale per rimuovere quasi tutto quello che era rimasto. I frammenti del Muro vengono commerciati ancora oggi, e il prezzo può variare a seconda della grandezza di questi.
La caduta del muro di Berlino, altrettanto improvvisa della sua edificazione, aprì la strada per la riunificazione tedesca, che fu formalmente conclusa il 3 ottobre 1990, quando il Cancelliere della Repubblica Federale della Germania dell’Ovest Helmut Khol annunciò la ricostituzione dello stato tedesco unitario e la ritrasposizione della sua capitale là dove volevano sia la storia che il sentimento del popolo tedesco: a Berlino.
Il Patto di Varsavia, la Cortina di Ferro e la metà del mondo controllata dalla superpotenza sovietica comunista si erano dissolti come neve al sole nei giorni successivi al crollo di quel muro che aveva diviso non soltanto una città tedesca, ma anche le coscienze e le anime di tutti i cittadini europei.
Durante i 28 anni della sua esistenza, in accordo con i dati ufficiali, furono uccise dalla Volks Polizei della DDR, i famigerati Vopos, almeno 133 persone mentre cercavano di superare il muro verso Berlino Ovest. Alcuni studiosi sostengono che furono più di 200 le persone uccise mentre cercavano di raggiungere Berlino Ovest o catturate ed in seguito giustiziate.
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