Politica

Quousque tandem Mattarella?

….. abutere patientia nostra? Fino a quando Mattarella abuserai della nostra pazienza? Ci scuserà Marco Tullio Cicerone per aver preso a prestito la sua più celebre Catilinaria, ma il momento è altrettanto grave, e lo richiede.

Nel giorno in cui, alla presenza del Presidente della Repubblica, salpa la Nave della Legalità da Civitavecchia in direzione Palermo – Capaci, il presidente stesso dimostra – ma non è, a parere di chi scrive, la prima volta – di avere un’idea del tutto personale di quella legalità che come capo dello stato sarebbe chiamato avanti a tutti a difendere.

Luigi Di Maio con Giuseppe Conte candidato premier del governo M5S-Lega

Luigi Di Maio con Giuseppe Conte candidato premier del governo M5S-Lega

Questa ulteriore giornata di riflessione che l’inquilino del Colle si concede, mentre nel paese infuria l’esame dei curriculum manco fossimo ad una procedura concorsuale ESTAR, è uno sviluppo procedurale di cui nella Costituzione della Repubblica italiana non v’é traccia. Con buona pace dei tanti o pochi che ancora fanno riferimento all’area PD e che in questi giorni si scoprono tutti costituzionalisti (poi si discute dei curriculum altrui….) nella Carta fondamentale approvata nel 1947 e rimasta la stessa fino ad oggi – fino ai tanto vituperati Salvini e Di Maio, che salvo prova contraria hanno vinto libere elezioni, e malgrado i tentativi renziani di modifica, o per meglio dire di devastazione del Titolo II, quello che regola appunto il funzionamento degli organi costituzionali – di un potere discrezionale di valutazione e azione da parte del Presidente della Repubblica non si parla assolutamente. Mattarella in sostanza comportandosi come sta facendo cammina sul confine sottile come la lama di un coltello tra legalità e illegalità.

Al pari della Regina d’Inghilterra, il Presidente della Repubblica italiana non ha poteri che implichino alcuna iniziativa o attività politica autonome, i suoi atti devono sempre essere controfirmati dal ministro competente, e nel caso specifico della certificazione del risultato elettorale attraverso il conferimento dell’incarico di governo ha soltanto – piaccia o no a lui ed ai suoi sostenitori occasionali – una funzione notarile.

Quanto alla prassi costituzionale, chi ha studiato diritto nelle apposite aule e non sulle pagine di quotidiani o sintonizzato sui canali dei media in quota al Partito Democratico o a certi suoi futuri improbabili alleati, sa bene che si tratta di una fonte del diritto residuale, occasionale, mai certa. La prassi, nel nostro ordinamento giuridico, può regolare solo ciò che la legge non disciplina esplicitamente, e solo a certe – peraltro labili – condizioni. Nella prassi, se il clima è favorevole – e lo è stato, dal 2011 ad oggi – si può peraltro far rientrare ciò che si vuole. Sicuramente Sergio Mattarella è un politico più raffinato del suo predecessore. Bizantino, per quanto sovietico nei suoi modi e pensieri era ed è Giorgio Napolitano. Mattarella sa fin dove la corda può essere tirata, senza rischio per lui e per l’establishment che rappresenta, anche in una situazione di estrema tensione come quella che sta maturando.

MatteoRenzi180523-001

L’Europa ha paura, ce lo dice ogni giorno. L’Europa di Maastricht, delle lobbies, delle logge, delle istituzioni rappresentative soltanto di realtà finanziarie, bancarie, affariste d’alto bordo. L’Europa sa che se l’esperimento italiano ha successo, si porterà dietro buona parte dei suoi stati membri, dalle Alpi agli Urali, dal Manzanarre al Reno. L’Austria ha già fatto sentire la sua voce, interrompendo il coro dei preoccupati e richiamando al rispetto per la rappresentatività del governo italiano. Più ad est tutti tacciono. Ed aspettano, di vedere se la Lega di Salvini ed i Cinque Stelle di Di Maio possono fornire un modello, una via d’uscita da questa trappola in cui ci siamo tutti cacciati negli anni novanta. E che ci sta uccidendo a poco a poco, come il veleno di Mitridate.

Come nel 2011, il referente in loco di un’Europa che non vuole rispettare la pur limitata sovranità italiana è il Partito Democratico. Che sette anni fa aveva l’interesse compatibile con Bruxelles in ordine alla conquista del potere (di un potere alla cui conquista per via di libere elezioni si è sempre dimostrato refrattario, con qualunque nome si sia presentato all’elettorato). Adesso il suo interesse è il mantenimento di quello stesso potere. Con ogni mezzo, lecito o illecito.

Nella storia, non è esistito mai ancien régime che abbia ceduto il proprio potere consensualmente e docilmente. Alla fine, metaforicamente parlando, c’é sempre una ghigliottina. E’ questo che il popolo italiano ancora stenta a capire, permettendo alle sue stesse istituzioni di coartare i propri diritti. Fosse successa una cosa del genere Oltralpe, se il Presidente della Repubblica francese si fosse comportato come si sta comportando quello italiano, a quest’ora Parigi sarebbe in fiamme ed i parigini sulle barricate. Noi al contrario aspettiamo ancora in religiosa e trepidante attesa il pronunciamento dei nostri capi istituzionali come l’Angelus del Papa.

Jason Horowitz, corrispondente dall'Italia del New York Times

Jason Horowitz, corrispondente dall’Italia del New York Times

Toccherà alla fine scendere in piazza, in qualche piazza, a meno che l’ancien régime venga a più miti consigli. Che l’uomo del Quirinale interrompa la sua camminata borderline e ritorni dentro la Costituzione. Che la stampa di regime ritorni ad essere stampa e abbandoni il sostegno sperticato e sfacciato al regime. Che il popolo si renda conto che, come altre cose che gli appartengono, l’informazione è una cosa troppo seria per lasciarla in mano alla sinistra. Ad una certa sinistra. O a certi improbabili suoi compagni di viaggio come il senescente Berlusconi o la Giorgia Meloni in preda a rigurgiti borgatari e missini.

Lo spettacolo del maggior quotidiano italiano (ahimé) e delle sette principali reti unificate che riprendono ed amplificano la fake news di Jason Horowitz del New York Times (quanto a giornalismo son messi male anche gli americani ultimamente) a proposito del curriculum di Giuseppe Conte, candidato premier, è deprimente e vergognoso. E lo è ancor di più il fatto che malgrado la news che più fake non si può venga smentita mezz’ora dopo dal Movimento Cinque Stelle con tanto di documentazione, nessuno di questi cosiddetti organi di informazione senta il bisogno di una smentita o errata corrige che la legge sulla stampa per la verità imporrebbe, così come altre norme imporrebbero una prassi costituzionale più corretta. E fa specie – a proposito di legalità – che in quel quotidiano e in una di quelle reti televisive lavorino giornalisti uno dei quali figlio di un famoso commissario di polizia e l’altra di un famoso uomo di spettacolo entrambi rovinati e distrutti, moralmente prima e materialmente poi, da fake news come quelle che adesso i figli maneggiano con disinvoltura.

In attesa di vedere come va a finire la partita di governo (ed il voto degli italiani del 4 marzo scorso, che nel frattempo viene ribadito sonoramente da tutte le consultazioni elettorali locali), la Nave della Legalità naviga verso Palermo. E nel vederla sparire all’orizzonte ci assale il dubbio che la Cultura della Legalità sia saltata in aria anch’essa a Capaci, insieme a degli italiani onesti e coraggiosi, un pomeriggio di maggio di 26 anni fa.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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