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Regionali 2023 – L’era del cinghiale in bianco

Cinghiali 'urbani' nel letto del torrente Bisagno che ospita una folta comunita' di cinghiali, Genova, 09 febbraio 2022. Oggi c'e' stato un incontro tra gli esperti della UE-Regione Liguria per fare il punto sulle misure emergenziali adottate in contrasto alla peste suina. ANSA/LUCA ZENNARO

«Votare? Se servisse a qualcosa non ce lo lascerebbero fare». La frase è di Mark Twain, americano della metà dell’800, già allora disamorato della più giovane democrazia della storia moderna del mondo.

La frase dev’essere passata per la testa a molti nostri connazionali, cittadini della più antica repubblica della storia del mondo.

Mettetevi nei panni di un romano qualsiasi. Per la quinta volta in vent’anni chiamato ad eleggere colui o colei che devono essere investiti della più alta magistratura regionale. E dopo cinque volte (per stare soltanto all’ultimo scorcio di secolo) si ritrova al momento di decidere se recarsi al seggio con un’unica certezza: comunque vada, qualunque nome barrerà sulla scheda con la poco maneggevole matita copiativa, stasera si ritroverà al cassone della monnezza fianco a fianco al solito cinghiale. Residente a Roma Capitale tra l’altro dallo stesso suo tempo, e pertanto ormai a pari suo meritevole della cittadinanza, con annessi diritti civili e politici. Capace che si conoscono anche bene, dopo lunga frequentazione, e da bravi vicini si augurano anche la buonanotte.

A Milano le cose vanno meglio soltanto in apparenza. I lumbard sono meno tolleranti con i cinghiali, ma Milano ha cessato da tempo di essere quella da bere. Anche il milanese che deve recarsi a votare si fa ormai troppe domande, e tutte o quasi hanno la celebre risposta di Mark Twain.

Lazio e Lombardia, capitale politica e capitale economica avevano le legislature regionali in scadenza. Un bel test per un centrodestra fresco di approdo al governo e per un centrosinistra alle prese con primarie meno scontate di tante altre e con una rivincita da prendersi non foss’altro che per sopravvivere.

Non c’hanno capito niente tutti e due, come dicono a Roma. I giornali stamattina parlano di vittoria della destra e sconfitta della sinistra, ed entrambi trovano spiegazioni estemporanee come l’apologo di Fedez a Sanremo e lo scontro deleterio in casa PD tra Letta e Bonaccini. Nessuno o quasi si sofferma sull’unico dato realmente importante. Per usare una terminologia che in questi giorni va di moda, lo share elettorale è a minimi storici. 37% Roma, 41% Milano, mai la democrazia è scesa così in basso.

Il romano ed il milanese devono aver pensato in massa che votare serve a ciò di cui parlava Mark Twain. A parte l’eventualità di ritrovarsi in coda al seggio dietro a qualche animale selvatico, contro le elezioni amministrative ormai parlano decenni di malgoverno bypartisan. Problemi mai risolti, ormai incancreniti e ingigantiti dalle dimensioni di due hinterland che da soli ospitano un terzo della popolazione italiana.

Cittadini di un’Italia che non ne può più, che di Fontana e Rocca vincitori non gliene po’ frega’ de meno, come dicono sempre a Roma. Tanto sono uguali a chi c’era prima e a chi ci sarà dopo, e faranno disastri  come sempre, o se va bene anche soltanto niente. Quando il ritornello diventa questo, per la democrazia suona a morto.

Del resto, che appeal possono avere un centrodestra che per due terzi riesce a non vincere pur nella vittoria (vince solo Giorgia Meloni, a cui la gente accorda ancora un credito da luna di miele piuttosto che la consapevolezza degli scarsi risultati finora portati a casa) o un centrosinistra che è ridotto ad una arena di nullità (meglio l’intellettuale restituitoci dalla Sorbona o l’ennesimo apparatchick proposto dal vivaio emiliano-romagnolo allo zoccolo sempre meno duro?) tale che avrebbe sconcertato perfino Mark Twain?

Non c’hanno capito niente nessuno, a Roma, a Milano e in ogni nostro dove. Se continua così, queste elezioni sono state le ultime.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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