I vichinghi arrivavano a Firenze sulla scorta della memoria di recenti razzie. Ultima quella della scorsa primavera che costò alla Fiorentina la perdita dell’ultima illusione stagionale, quella di una finale di Coppa Italia che chissà se avrebbe cambiato in qualche modo la storia viola recente, in pendenza di un imminente cambio di proprietà. All’andata del campionato in corso, ancora, i viola furono beffati all’ultimo minuto di recupero, come a Bologna, vedendosi sfuggire di mano la possibile rivincita.
Storie già antiche, se non per gli strascichi che hanno lasciato nelle rispettive tifoserie e in qualcuno degli addetti ai lavori. Stavolta le cose sono diverse. Gian Piero Gasperini quando vede viola è come se vedesse rosso, ma avendo di fronte un girone di ritorno che lo impegna su tre fronti deve cominciare a dosare energie ricorrendo a risorse che in sostanza non ha. Nel primo tempo di questo ottavo di finale di Coppa al Franchi, tiene fuori a riposo sia Papu Gomez che Josip Ilicic. L’Atalanta senza di loro non è più formidabile, ma soltanto temibile.
Ci vuole una Fiorentina altrettanto temibile per affrontarla e cavarne fuori il passaggio del turno. Beppe Iachini indubbiamente sul piano della grinta e della presenza in campo sta riquadrando diverse situazioni. I viola non regalano più niente per scarso impegno, se mai lo fanno è per altre carenze.
Il cambio di manico si nota subito, fin dal calcio d’inizio. Palla lunga in avanti e pedalare, con il mister precedente sarebbe stata una bestemmia. Montella non permetteva nemmeno al portiere di rinviare col lancio lungo, la palla – diceva – si gioca sempre e comunque. Il problema è che a volte non hai giocatori in grado di farlo. La società ha risolto prendendo un allenatore adeguato al tasso tecnico della squadra. Con quello attuale si bada al sodo. Difesa e ripartenze, con il valore aggiunto di un Benassi in grande spolvero che supporta finalmente Castrovilli a dovere e di un Cutrone che fa il suo esordio in viola come meglio non si potrebbe.
E’ l’11° del primo tempo, la Fiorentina gioca a folate, avventandosi nella metà campo atalantina non appena ritorna in possesso del pallone. Giocate essenziali, verticali. In una di queste circostanze l’ex milanista lancia Dalbert in profondità, e quest’ultimo gliela restituisce a centro area. Tocco da giocatore di biliardo, mezza Atalanta a sedere e Patrick che va sotto la tribuna a dedicare il suo primo centro, assai importante tra l’altro, a chi ha creduto e sta credendo in lui.
Il primo tempo scorre via con occasioni da ambo le parti, ma quelle viola sono più nette, almeno fino alla traversa di Pasalic che per poco non gela lo stadio. Poco dopo, Benassi eccede in altruismo servendo Vlahovic. Entrambi sono soli davanti al portiere Gollini, sembra gol fatto, ma sul serbo sta rimontando il difensore che vanifica l’occasione. Altre occasioni sono fallite da Vlahovic, che forse in certi momenti accusa una comprensibile ansia da prestazione, e Cutrone, a cui l’entusiasmo per il primo gol ha dato una evidente voglia di strafare.
Nella ripresa, il discorso cambia perché Gasperini a Firenze non vuole lasciare nulla di regalato, e mette dentro l’artiglieria pesante: Gomez e Ilicic, quest’ultimo in particolare conferma da subito di essere diventato un giocatore inmarcabile per i difensori viola, manco fosse Cristiano Ronaldo. La frittata è questione di tempo, e dopo tre occasioni in cui Terraciano fa un miracolo su Pasalic coronando un’ottima prova, Gosens centra la seconda traversa e Gomez serve un Pasalic dai riflessi appannati, ecco il perfetto assist di Malinovskyi che serve a centro area lo sloveno solo soletto. La difesa se lo è perso e per l’ex viola è facile prima mettere dentro e poi zittire lo stadio con gesto plateale e polemico.
Non c’é bisogno di arroventare il clima, ci ha pensato evidentemente Iachini a motivare a dovere i suoi giocatori, perché a quel punto si ributtano in avanti manco fossero loro l’Atalanta, impensierendo non poco Gollini.
A venti minuti dalla fine l’arbitro Manganiello si ammala di protagonismo. Pezzella cade in area allungandosi il pallone ed il direttore di gara lo espelle per simulazione. Le riprese televisive mostrano l’argentino che perde l’equilibrio per anticipare un avversario e va giù senza fallo, né subito né simulato. Nel primo tempo Malinovskyi si era reso protagonista di una caduta molto più equivoca e Manganiello aveva lasciato correre. Stavolta, rosso diretto e niente Var. La Fiorentina deve giocare in dieci gli ultimi venti minuti.
Potrebbe farsi di nuovo notte fonda per i colori viola, ma oggi i nostri eroi hanno evidentemente più paura del loro mister che degli avversari. Caceres rileva Cutrone andando a riequilibrare la difesa, i viola ci provano in contropiede di nuovo con il duo Benassi – Vlahovic, l’Atalanta ci prova su punizione. Si allunga l’ombra dei supplementari su di una partita che ormai può essere sbloccata solo da una prodezza individuale.
Eccola all’82°. Pulgar taglia sulla destra per Lirola, che entra in area come un rasoio attraverso la schiuma da barba e fulmina Gollini e mezza difesa bergamasca con un altro tiro da frequentatore di sale da biliardo.
Lo stadio impazzisce, e a quel punto non si fa pregare a restituire le carinerie passate e presenti ricevute da Ilicic e dal mister Gasperini. Lo scontro di bon ton prosegue anche nel dopo-partita, con il tecnico orobico che polemizza a distanza con un intero stadio (non si fa mai, Marcello Lippi e Carlo Ancelotti insegnano, a prescindere dalla onorabilità sicuramente fuori discussione di babbi e mamme in questione) sulle note della celebre canzone degli Stadio.
Gioco di parole a parte, finisce così, a male parole appunto, un’altra bella partita giocata dalle premiate ditte Atalanta e Fiorentina. A viso aperto, senza risparmiarsi, solo per le rispettive maglie. Certo, la Fiorentina di questi chiari di luna è soprattutto agonismo e grinta. Da domenica prossima a Napoli, per non parlare del prossimo turno di Coppa contro l’Inter, le servirà anche un pizzico di gioco in più. Ma intanto un pizzico di morale in più con questa vittoria l’ha trovato di sicuro.
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