Dopo l’ennesima sconfitta la scorsa settimana contro il Parma, la squadra viola è costretta a giocarsi la permanenza nella massima serie negli ultimi novanta minuti. Una settimana lunga, complicata, difficile, con i numeri e combinazioni a favore dei gigliati, ma anche con il terrore di retrocedere, contro una diretta concorrente il Genoa che rischia seriamente.
Nei giorni che avvicinano all’ultima gara di campionato viene confermata la squalifica di due giornate a Montella (poi ridotta ad una), niente panchina per il mister, la società apre i cancelli del Franchi per l’ultimo allenamento (circa 600 i tifosi presenti), la tifoseria organizzata comunica di non partecipare, la squadra in ritiro nel pre-gara, con la presenza di Andrea Della Valle. L’arrivo in città di Diego, il fratello proprietario considerato il solo a decidere sulle questioni economiche in casa viola, alimenta possibili scenari su quello che potrebbe essere il futuro.
Alla vigilia del match, direttamente dal New York Times, la notizia che fa sobbalzare tutto l’ambiente gigliato, l’imprenditore Rocco Commisso, vicino all’accordo per rilevare la Fiorentina. Le voci che si susseguono e rimbalzano sui media di ogni genere, risvegliano dopo mesi di torpore un ambiente depresso e rassegnato, anche se nessuno delle parti conferma o smentisce. Dopo la contestazione dei tifosi con la netta frattura contro la proprietà, la possibile cessione del club sembra essere l’unica strada per ripartire.
Una vigilia in fibrillazione che tiene banco e come spesso avviene divide la città, tra la speranza di sognare con il magnate della comunicazione italo-americano, e il pessimismo di coloro che aspettano certezze. In tutto questo clima della serie di tutto di più, si avvicina la gara dell’anno, per fondamentale importanza. Nella consueta conferenza di presentazione il mister cerca di concentrarsi sui novanta minuti, predica calma senza paura, avrebbe preferito non far trapelare le voci sulla cessione, si scusa con tutti per la squalifica, reputa il supporto dei tifosi fondamentale.
Finalmente la domenica del match, in un clima autunnale, caldo umido per tutta la giornata. Tanti tifosi arrivano in zona Franchi nelle prime ore del pomeriggio, anche se la gara in contemporanea con le altre coinvolte nella salvezza e nell’Europa, si disputa nel serale delle 20.30. La tifoseria mobilitata da giorni, consapevole della fondamentale importanza della gara, agevolata anche dal prezzo simbolico del biglietto in ogni settore ad un euro. Il pubblico è quello delle grandi occasioni, con 37.527 spettatori, 2500 genoani nel settore ospiti. Il destino amaro ha voluto che dalla parte opposta della panchina, per la prima volta da ex, il mister tanto amato dalla tifoseria viola, Cesare Prandelli, abbonato di tribuna, alla ricerca disperata della salvezza del Genoa.
Poi inizia la gara al cardiopalma per tutti i cuori viola, con gli occhi sul campo, e gli auricolari per la gara di Milano dell’Inter contro l’Empoli, l’ago della bilancia della giornata. Con Montella alla sua 250° gara in serie A nel box di tribuna, in campo il vice Daniele Russo, gli undici titolari con il modulo del 4-3-3, Lafont, Milenkovic, Pezzella (al suo rientro dopo l’infortunio), Vitor Hugo, Biraghi, Benassi, Edimilson, Veretout, Gerson, Muriel, Chiesa.
Brutta gara, poche occasioni da ambo le parti, da citare solo un tiro di Muriel, un primo tempo di tensione in campo e sugli spalti. Nella seconda frazione solito copione, nessun tiro e possesso palla, ritmo soporifero e giocatori quasi fermi. Il pubblico rumoreggia, dalla Fiesole i soliti cori contro la proprietà. Un paio di occasioni di Chiesa l’unico a provare a portarsi in avanti.
Il risultato del pari dell’Empoli, sembra movimentare qualche azione, ma il nuovo vantaggio interista porta a controllare gli ultimi minuti con diversi passaggi. Prima del fischio finale cambio tra i viola esce Veretout, subissato di fischi e cori contro il Napoli ( probabile destinazione del francese), per Dabo.
Dopo quattro munti di recupero triplice fischio che decreta la permanenza in A delle due squadre. Mentre il Genoa festeggia sotto il settore ospiti, i viola escono a capo chino tra fischi, cori offensivi, e striscioni eloquenti, niente da festeggiare vi dovete tutti vergognare, altri contro la proprietà. Prandelli viene applaudito da tutto lo stadio. Il solito pari scialbo, la solita squadra senza carattere, con errori e imprecisioni in tutti i reparti, buona la prova del capitano Pezzella in campo con una maschera dopo l’infortunio allo zigomo, che ha lottato rischiando in due scontri e ha cercato anche il goal, e di Chiesa con volontà e grinta il solo a provarci fino alla fine.
Dopo la salvezza arrivata anche per meriti di altri, esplode giustamente la rabbia della tifoseria verso la squadra mediocre che ha mostrato tutti i suoi limiti tecnici e mentali. Nessuna vittoria nel 2019, terminati i bonus degli alibi e giustificazioni per la giovane età e per il cambio allenatore, ha offerto prestazioni vergognose. Dopo una stagione fallimentare, il terzo anno fuori dall’Europa con un piede in B, che ognuno si prenda le proprie responsabilità che hanno portato a questo scempio calcistico: società, dirigenti, settore tecnico, allenatori, giocatori, per ricostruire e ripartire con altri personaggi per il futuro della Fiorentina.
A tal proposito a breve sapremo la data del c.d.a. urgentemente richiesto dalla società nel post gara, per capire le reali intenzioni dei Della Valle, mentre in tribuna non è passato inosservato un ospite inatteso, il braccio destro di Commisso, Joe Barone. Forse piccoli segnali di un nuova pagina di storia viola.
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