Ombre Rosse

Se Di Maio, Salvini e Meloni…..

Giorni fa ci siamo avventurati nei territori sconfinati della fantapolitica, immaginando un futuro neanche tanto alternativo per le forze politiche uscite dalle elezioni ed il paese che da loro aspetta un governo. L’Italia della rivoluzione pacifica è stato accolto da alcuni con sufficienza come nient’altro che una piece teatrale divertente, da altri con scioccata incredulità, da altri ancora con l’indifferenza che merita un testo che non proviene dalle Autorità intellettuali riconosciute (siamo o non siamo nel paese che ha inventato l’ipse dixit? che riconobbe ad Aristotele – suo malgrado e con stupida e interessata piaggeria – una infallibilità assoluta, a costo di immaginare il sole a girare attorno a questo strano e complicato pianeta?).

Passano i giorni, e nel silenzio degli innocenti (il popolo sovrano in attesa) ed in quello degli sconfitti (la sinistra, che guarda caso aveva a suo tempo espresso tutte le istituzioni che adesso dovrebbero darsi da fare per superarla, incaricando altri di governare), lo scenario che sempre meno timidamente sta prendendo forma ci inorgoglisce, nel nostro piccolo. Non l’avevamo buttata tanto di fuori, o no?

Gli opinion leaders da salotto, i Travaglio, gli Scanzi, i Calabresi, i Mentana, le Gruber, i Floris – tutta gente che il popolo a nome di cui pretende di parlare non sa nemmeno dove stia di casa – insistono a spiegare come mai è impossibile che Cinque Stelle e Lega si alleino e quanto e come sia più preferibile che Di Maio & c. gettino l’occhio al moribondo PD, che una volta liberatosi (non si sa ancora come) di Renzi sarebbe l’interlocutore ideale per il sospirato inciucio, anche da parte di chi come i suddetti rompe i timpani (per non dire di peggio) da anni a denunciare conflitti di interessi e inciuci altrui. Desideri personali inconfessabili scambiati per sagaci analisi politiche.

A chi fa l'occhiolino Di Maio?

A chi fa l’occhiolino Di Maio?

Ma nel frattempo, chi ha il boccino veramente in mano sembra muoversi impercettibilmente ma inesorabilmente verso un esito che sembra prefigurare in qualche modo proprio quel nostro fantascientifico, fantapolitico scenario dell’Italia futura, quella che tra vent’anni, nel 2038, potrebbe guardarsi indietro e tirare un sospiro di sollievo, ripensando a come ce l’ha fatta, per il rotto della cuffia.

Siamo vivi per miracolo, dopo cinque anni di malgoverno e malversazioni PD, e ancora non ce ne rendiamo conto. Bastava un SI al referendum di Renzi e dei suoi arruffoni, e adesso saremmo morti. Bastavano un paio di punti in più il 4 marzo scorso allo stesso Renzi ed alla sua sponda più o meno consapevole Berlusconi, e adesso Mattarella avrebbe già dato l’incarico al Gentiloni di turno, uccidendo le ultime speranze d’Italia.

Dice, ma bisogna prima insediare le Camere, nominarne i Presidenti e costituirne i Gruppi. Poi si ragiona di incarichi. E’ la democrazia parlamentare, bellezza. Tutto vero, tutto giusto, ma se avesse vinto Renzi a quest’ora Gentiloni starebbe già starnazzando (si fa per dire, visto il suo eloquio ed il suo tracciato cerebrale letargico) e avrebbe già cominciato a ricevere i Soros, le Merkel, i Boumedienne di turno.

E invece, Dio ha benedetto l’Italia. La serva Italia di dolore ostello, che all’ultimo momento ce l’ha fatta (forse), alla faccia degli apparatchik e delle intellighenzie di sinistra. Il PD sta agonizzando in disparte, e francamente della sua agonia non interessa a nessuno se non a chi gli deve qualcosa. Del resto, figlio mio, quando sei ridotto alle mani di un Orfini o di un Martina che vuoi pretendere ancora dalla vita? Una vita che è durata anche troppo, un barile il cui fondo è stato fin troppo raschiato. Da Bersani al prossimo segretario passando per Renzi, c’é giusto un battito d’ali di falena. Una quartina di Nostradamus, quella finale.

La storia, grazie a Dio, si fa altrove. Può farla Di Maio, che pure è attardato dal suo breve ma intenso background culturale e politico di forza di lotta che non sa ancora come fare a diventare forza di governo (a meno di non copiare e incollare a livello nazionale disastri locali come Raggi e Appendino). La tentazione dei Cinque Stelle è quella – squisitamente grillina – di stare fermi e vedere il proprio consenso crescere. Solo che non funziona così, non più. Stavolta, o governano o spariscono anche loro. Come altri movimenti di protesta del passato, dall’Uomo Qualunque ai Verdi.

Il silenzio (inquietante) di Mattarella

Il silenzio (inquietante) di Mattarella

La parte attiva, ma lo sapeva già, tocca farla in partenza alla Lega, che il suo leader dal talento politico innato Matteo Salvini ha più che rivitalizzato. Salvini sa che dove si trova adesso i nemici sono più degli amici, ed anche di questi c’é da fidarsi il giusto. I programmi presentati in campagna elettorale – con buona pace dei Travaglio, degli Scanzi, dei Calabresi e di tutti gli opinionisti da salotto – sono tutt’altro che incompatibili, almeno per quanto riguarda le riforme fondamentali da fare. E allora, perché no? Non è meglio che aspettare l’ennesimo Mattarellum?…..

Quando Salvini ha annunciato di avere – «a nome della coalizione che ha vinto le elezioni» – alzato il telefono per chiamare Luigi Di Maio, l’altro vincitore, per risolvere la questione delle Presidenze delle Camere, e quando sui social network si è registrato il sostanziale atteggiamento favorevole delle rispettive basi a questa telefonata ed a ciò che implica, abbiamo avuto un piccolo moto di orgoglio che speriamo ci venga perdonato.

Stai a vedere che la nostra piece teatrale non era poi tanto campata per l’aria, scioccante o appena divertente. Stai a vedere che stavolta il nuovo avanza davvero, o almeno qualcosa di nuovo. Stai a vedere che il test – perché di un test si trattava e si tratta – è andato bene e che un M5S depurato degli eccessi grillini ed una lega depurata di quelli bossiani stanno diventando veramente forze di governo nazionali, senza aspettare che un presidente della repubblica nominato dal PD e prodotto a suo tempo dalla coltivazione nel peggior sottobosco democristiano avveleni loro il frutto che sta sbocciando dal corpo elettorale.

Dopo un lungo e pesantissimo inverno, c’é il sole oggi fuori della finestra. Forse stavolta la primavera arriva davvero.

Palla a Salvini. A chi la lancerà?

Palla a Salvini. A chi la lancerà?

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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