Mattarella ci ha messo quarant’anni a capire quello che ogni italiano sa da sempre: la strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna fu di matrice fascista.
Quando il partito di ex malgoverno non porta a casa più niente evoca la parola magica fascismo e sguinzaglia i suoi uomini più retorici a riempire l’aria di discorsi e gettare fumo negli occhi. Mattarella di questi esponenti del partito che sgovernava quarant’anni fa come fino a pochi mesi fa è uno dei principali. Uomo di secondo piano, da bassi servizi resi ad un regime che dalla prima repubblica ad oggi ha tentato di gestire il corso della storia in senso sempre favorevole all’elite e mai ai cittadini.
Se dietro le stragi degli anni di piombo c’era il fascismo, o neofascismo che dir si voglia, sappiamo ormai che di quel fascismo faceva parte anche lo stato, almeno con una parte dei suoi servizi che eufemisticamente oggi definiamo deviati.
Oggi ricorre l’anniversario della strage del treno Italicus, 4 agosto 1974 San Benedetto Val di Sambro, 12 morti. Sul treno c’era anche Aldo Moro, che doveva raggiungere la famiglia in montagna, come tanti cittadini italiani. Tutti meno fortunati di lui. Narra la favola della buonanotte orchestrata dai servizi e dai loro storici e giornalisti compiacenti, che Moro fu intercettato e fatto scendere dal treno da funzionari del governo perché doveva firmare dei documenti urgenti. Gli altri furono lasciati proseguire fino ad andare a mori’ ammazzati.
C’era il fascismo dietro le stragi, sì. E Moro l’abbiamo pianto tutti quando la sorte l’ha ritrovato e gli ha presentato il conto. Ma di quel fascismo, fino ad un attimo prima, aveva fatto parte anche lui. Come il suo compare Mattarella, né più e né meno.
P.S. Le BR che uccisero Moro si definivano comuniste, non neofasciste. La storia degli opposti estremismi ha fatto tanto comodo a chi sgovernava da 40 anni a questa parte. Ad ogni buon fine fascismo e comunismo sono stati e saranno sempre lo stesso liquame della storia.
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