In questi giorni in cui vi stiamo raccontando la storia delle Olimpiadi antiche e moderne, in attesa di viverne un nuovo appassionante capitolo l’estate prossima a Tokyo, il mondo si scopre con la testa altrove. Terrorizzato da un nemico che viene percepito come assai più letale, potenzialmente, di quelle guerre per porre tregua alle quali le Olimpiadi erano nate.
La fiaccola olimpica nel frattempo è stata riaccesa. Con lo stesso carico di speranza con cui noi continuiamo a raccontarvi questa storia. Se non sarà questa estate, la fiamma che ha preso ad ardere inestinguibile e che è già partita a corsa verso oriente, prima o poi a quel braciere nello stadio di Tokyo ci arriverà.
Ad Olimpia si rinnova il rito dell’accensione della fiaccola. Un rito misterico che si perde nella notte dei tempi. Che racchiude in sé il significato primigenio della vita, e contiene in sé anche la spiegazione della bellezza e della sacralità dello sport, conosciuti agli Antichi e di cui noi Moderni abbiamo forse perso il segreto.
La cerimonia è immutata da quel 776 a. C. in cui fu celebrata per la prima volta. Le celebranti sono le sacerdotesse di Olimpia, che di fronte al millenario Tempio di Hera invocano Apollo e attraverso un gioco di raggi di sole e specchi, infiammano la torcia olimpica, che da quel punto in poi inizia il suo viaggio verso la città che per l’occasione diventerà Olimpia, in cui si terrà la nuova edizione dei Giochi, verso cui gli occhi di tutto il mondo convergeranno, al rinnovarsi della Tregua Olimpica, al risuonare del Giuramento e del messaggio più nobile di pace e speranza che sia rimasto da ascoltare all’umanità.
I Moderni replicano gli Antichi attraverso la loro arte forse più nobile, il teatro che al giorno d’oggi ha partorito quel figlio predileto che si chiama cinema. E così, un’attrice vestita come una di quelle antiche alte sacerdotesse greche che non esistono più, estinte dal tempo e dall’affermarsi di nuove ma non necessariamente più misericordiose religioni, ha acceso pochi giorni fa la fiaccola usando i raggi del sole riflessi da uno specchio concavo. Queli specchi ustori che gli antichi greci conoscevano bene. Come l’atomo moderno, un’arma potente di distruzione ma anche la chiave per la liberazione di un’energia altrimenti negata all’uomo.
Da Olimpia, lungo l’antico sentiero è partita la staffetta che porta al braciere, posizionato nello stadio della città che tra pochi mesi diventerà Olimpia. Per una settimana si corre attraverso la Grecia, fino allo stadio Panathinaikon di Atene, quello che ospitò le prime olimpiadi moderne nel 1896, volute da Pierre de Coubertin e da quanti come Schliemann sognavano di riportare in vita un mondo perduto di cui da millenni non si faceva altro che sognare.
Ad Atene, la fiaccola che brucia del fuoco sacro è attesa dagli organizzatori dei Giochi della XXXII^ Olimpiade, che si incaricheranno di farla arrivare, viaggiando per mare e per terra, a Tokyo. Capitale del Giappone e per la seconda volta città organizzatrice.
Era già successo nel 1964. Il mondo allora si era commosso perché il ragazzo che entrò nello stadio olimpico percorrendo gli ultimi metri prima del braciere era nato un’ora dopo che Enola Gay aveva sganciato la bomba atomica che aveva chiuso la seconda guerra mondiale e reso impossibile successivamente lo scoppio della Terza. I messaggi che il Giappone lanciava al mondo ed il mondo lanciava al Giappone erano tanti, e carichi di un significato emotivo fortissimo.
Stavolta doveva essere un’edizione normale, moderna, forse anche ipertecnologica come ormai siamo abituati a vedere. Ma anche stavolta, invece, quando l’ultimo tedoforo entrerà nello stado olimpico di Tokyo, lo farà portandosi dietro il peso di una tragedia passata.
Il nemico che non dà tregua all’umanità stavolta non è la guerra, flagello dei millenni trascorsi, ma qualcosa di infinitesimale eppure – nelle giuste condizioni – di letale. E’ un virus, il coronavirus, il Covid19. Miete vittime da due o tre mesi, lo farà ancora nei prossimii due o tre. Colpisce in un modo che non è ancora prevedibile, e forse non ancora contenibile. Di sicuro non è prevedibile il momento in cui una vita normale riprenderà per la razza umana. E quindi anche quando le Olimpiadi, la manifestazione più nobile ma anche quella epidemiologicamente pericolosa che la razza umana stessa abbia mai concepito, potranno disputarsi.
La Grecia ha avuto la sua prima vittima a causa del virus proprio il giorno in cui la fiaccola veniva accesa. Non un segno del favore degli dei, avrebbero detto gli Antichi. Tutt’altro. La staffetta della torcia olimpica di Tokyo 2020, che avrebbe dovuto attraversare 31 città e 15 siti archeologici coprendo circa 3200 km., è stata fermata ancora sul suolo greco, per precauzione. L’annuncio è stato dato dal Comitato olimpico nazionale ellenico, che lo ha motivato con gli assembramenti di persone che inevitabilmente si formano come di consueto al passaggio della fiamma. E’ successo a Sparta, dove il cast aveva previsto un passaggio di mano niente male. L’attore greco americano Billy Zane, il Re Scorpione, doveva passare la torcia al collega britannico Gerard Butler, il re Leonida di 300.
Troppo suggestivo lo spettacolo, per i greci è come per noi il passaggio del Giro d’Italia. Troppo pericoloso. La corsa sul territorio ellenico è stata interrotta. Il 19 marzo, come previsto, la fiaccola sarà consegnata ai giapponesi. Da lì, proseguirà verso l’Estremo Oriente se e come gli Dei vorranno.
Il Giappone fa sfoggio di ottimismo, e dichiara ufficialmente che la preparazione delle Olimpiadi andrà avanti regolarmente, malgrado perfino l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) parli dell’emergenza in corso come di una pandemia, con tutto ciò che verosimilmente comporta.
«La cancellazione delle Olimpiadi è inimmaginabile«, ha detto la governatrice di Tokyo. Gli organizzatori di Tokyo 2020 sostengono che la decisione finale spetta al Comitato olimpico internazionale (CIO), in stretto contatto con la Oms e l’esecutivo giapponese. L’inizio delle Olimpiadi è previsto per il 24 luglio, con durata fino al 9 agosto. Sarebbe la seconda volta che l’olimpiade giapponese salta all’ultimo momento, dopo quella del 1940 cancellata dallo scoppio della seconda guerra mondiale. Una circostanza decisamente malaugurante.
AGGIORNAMENTO (24 marzo 2020): E’ ufficiale la decisione del Cio in merito allo slittamento dell’Olimpiade, dettato dall’emergenza Coronavirus: «I Giochi sono rinviati al 2021, non oltre l’estate, per salvaguardare la salute degli atleti e di tutti i partecipanti. Manterranno il nome di Giochi olimpici e paralimpici Tokyo 2020«. La fiamma olimpica, già arrivata in Giappone, vi rimarrà fino all’apertura dei Giochi.
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