Eravamo stati troppo ottimisti un anno fa, quando di fronte allo spettacolo della Piazza del Campo vuota nei giorni della Madonna di Provenzano e dell’Assunta auspicavamo che si sarebbe trattato di un’una tantum, legata e limitata all’annus horribils 2020 ed al mondo improvvisamente fatto impazzire dal coronavirus. E che già l’anno successivo (questo di grazia 2021 che al Gran Terrore sta purtroppo invece sostituendo la grande stanchezza) la vita – quella normale – avrebbe ripreso il suo corso riportando il tufo in terra e la gente senese e le Contrade in piazza. Ci era sembrato, quello dell’anno scorso appunto, un articolo fin troppo elegiaco, a rileggerlo poi. Dopo un anno dobbiamo constatare soprattutto che era più che altro ingenuo.
Un anno dopo niente è cambiato, anche se in realtà dovrebbe essere cambiato tutto. Abbiamo attraversato un autunno, un inverno ed una primavera tra i più controversi di sempre, con le autorità civili e militari intente alla gestione di una pandemia e di una emergenza che in realtà, a chi ha ancora occhi buoni per vedere e giudizio indipendente per giudicare, appaiono non esistere più. I numeri dei pronti soccorsi e delle terapie intensive parlano chiaro, siamo scesi ad una media del 35% di posti letto occupati che è da considerare praticamente ordinaria, ed il numero delle vittime – al netto degli abusi di registrazione denunciati dalla stessa Istat – è assolutamente compatibile con quello delle influenze di stagione. La medicina non sa più spiegare alla politica il perché della proroga dei poteri emergenziali. La politica non sa più spiegare ai cittadini il perché vuole mantenerseli comunque.
E lo fa, imperterrita. Dopo la decisione del Consiglio Comunale di Firenze di vietare i fuochi di San Giovanni per la festa del patrono «causa assembramenti», ecco quello di Siena annullare dopo il Palio del 2 luglio anche quello del 16 agosto. Il comunicato è scarno, quasi beffardo. «E’ una delibera molto dolorosa ma le condizioni sanitarie non ci danno certezza per agosto», spiega il sindaco Luigi De Mossi, che si trincera dietro l’unanimità conseguita dalle forze politiche presenti in Consiglio.
Non si uccidono così anche i cavalli, caro Sindaco? E soprattutto chi ci vive e ci respira attorno? Le condizioni sanitarie non danno mai certezza di niente, da che mondo è mondo. E’ la politica che deve trovare le sue di certezze, o almeno farsi coraggio per decidere anche quando non ce ne sono, perché se aspetta i medici – soprattutto nelle presenti circostanze – sta fresca, e con lei i cittadini. I trend epidemiologici degli ultimi mesi, con buona pace di chi sta tentando di spacciare l’ennesima variante delta per la fine del mondo 2.0, autorizzavano un po’ di coraggio, soprattutto da parte dell’amministrazione che era stata eletta per cambiare Siena e ridarle speranza.
Niente da fare, il tufo rimane nei fondachi, i contradaioli rimangono a casa. C’é malumore, e tanto, al di là delle dichiarazioni ufficiali. Togliere il Palio a Siena (per di più senza un motivo più che valido, e già a proposito se ne poteva discutere un anno fa) è come toglierle la vita. I senesi tengono a quattro cose, in ordine di priorità variabile: alla loro carriera, alla loro famiglia, alla loro città, all’aria che respirano per vivere.
Questa città ha perso molto della sua ricchezza non solo economica negli ultimi anni. Vibrarle il colpo di grazia a questo punto potrebbe essere più facile di quanto le forze politiche locali siano in grado evidentemente di valutare.
A chi ritiene il nostro giudizio affrettato, irresponsabile, di parte e magari neanche scientificamente fondato, segnaliamo l’intenzione della Giunta Comunale di far disputare una eventuale carriera straordinaria a settembre. Intenzione che, se non è l’ennesimo specchietto per allodole, parla da sola, e chiaramente. A settembre non potrebbe esservi alcuna delle certezze che sono mancate a luglio e ad agosto. E la litania sull’aria del «ricordatevi che la fine del mondo è vicina» a quel punto dovrebbe essere ripresa in grande stile, con i vari Burioni che a quel punto avrebbero rialzato la testa ed i politici a cui non parrebbe vero di giustificare l’ennesimo ripensamento, rinvio, tiro indietro della gamba.
Forse De Mossi & c. fanno affidamento sulla memoria corta dei cittadini. Di sicuro hanno dimostrato che l’unanimità consiliare non equivale ad azione reale di governo. Forse Siena vorrà riprendersi prima o poi la sua festa di popolo, della cui retorica si riempiono peraltro la bocca istituzioni e mezzi di comunicazione perfino in queste ore. Senza che in realtà nessuno abbia mosso un dito per salvarla.
Staremo a vedere. A questo punto, pronostici sul Palio dell’anno prossimo e soprattutto sul destino di Siena (ma vivaddio anche del mondo intero) non ne facciamo più.
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