Cultura e Arte

Silvestro il traghettatore

Si sa poco della vita di Papa Silvestro I prima che nel 314 fosse nominato Vescovo di Roma e quindi successore al Soglio di Pietro. Era figlio di Rufino e Giusta, due patrizi di quella Roma che di lì a poco avrebbe visto le Aquile Imperiali trasferirsi a Costantinopoli, la Nova Roma, per volontà del nuovo imperatore, Costantino I.

La statua di Costantino in San Giovanni in Laterano

La statua di Costantino in San Giovanni in Laterano

Di Flavio Valerio Aurelio Costantino, che i Romani avrebbero soprannominato il Vincitore ed i Greci  ὁ Μέγας, il Grande (appellativo che prima di lui era stato conferito soltanto ad Alessandro il Macedone), si sa qualcosa di più. Figlio d’arte, suo padre era il generale delle legioni Costanzo Cloro che aveva servito con l’Imperatore Diocleziano, a cui lo accomunava l’origine illirica (l’odierna Serbia).

Quando Costanzo Cloro morì a York, a due passi dal Vallo di Adriano con cui terminava il mondo romano, il figlio fu acclamato dalle legioni del padre e spinto a soddisfare la sua ambizione nominandosi imperator e reclamando il trono di Roma. Seguì un lungo periodo di quelle lotte civili a cui l’Impero Romano era purtroppo abituato dai tempi di Mario e Silla.

Costantino trionfò infine a Ponte Milvio contro Massenzio, l’ultimo dei suoi oppositori. Narra la leggenda che la notte prima della battaglia gli fosse apparso Gesu Cristo che gli avrebbe mostrato una croce, dicendogli: in hoc signo vinces, con questo segno (sulle uniformi dei tuoi legionari) vincerai.

Era il 313 d. C., e la storia di Roma e dell’occidente cambiò per sempre. Anche grazie a Silvestro, il nuovo Papa nominato di lì a poco,

Costantino201231-005L’Imperatore si dice che da tempo simpatizzasse per la nuova religione cristiana venuta dal Medio Oriente. In realtà, simpatizzava soprattutto per quel potente instrumentum regni che essa si stava dimostrando. Le vecchie credenze pagane mostravano la corda, sopravvivevano soltanto alcuni culti particolari, come quello del dio Mitra, una divinità guerriera importata dall’India da Alessandro Magno e che faceva molti proseliti, per ovvi motivi, nelle legioni. Un dio che non condivideva il pantheon con altri colleghi, e che pertanto poteva essere accreditato come precursore del monoteismo, insieme a quel culto di origine ebraica che si era affacciato a Roma dalla Palestina fin dai tempi di Nerone, predicato dai seguaci di quello strano ma potente Dio inchiodato ad una croce.

L'Impero ai tempi di Costantino

L’Impero ai tempi di Costantino

Il Cristianesimo, con il suo date a Cesare quel che è di cesare e a Dio quel che è di Dio, funzionava benissimo come religione dalla forte carica organizzativa sia civile che militare. Costantino l’abbracciò progressivamente ma con determinazione, facendo squadra con Papa Silvestro, il quale a sua volta aveva visto nell’azione del nuovo Imperatore un interessante e insperato sviluppo favorevole per le sorti della Chiesa che adesso faceva capo a Roma.

La colonna di Csotantino a Istanbul

La colonna di Costantino a Istanbul

Costantino si era convinto di due cose: la necessità di spostare la Capitale dell’Impero in un nuovo centro strategicamente prescelto, per evitare che il governo imperiale restasse periodicamente ostaggio – com’era fino ad allora successo – di una Urbe romana ormai sempre più corrotta e ingovernabile, e la necessità di legare definitivamente i destini della nuova Chiesa a quelli dell’Impero, lasciando al Vescovo di Roma il governo della ex Capitale in nome e per conto dell’Imperatore. Costantino avrebbe fatto a tal fine una famosa donazione a Silvestro, il palazzo del Laterano che nel tempo a venire avrebbe costituito giuridicamente il nucleo ed il presupposto di quello che sarebbe stato conosciuto come lo Stato della Chiesa.

La leggenda della Donazione di Costantino fu smentita poi nel Rinascimento da umanisti come Lorenzo Valla, ma a quel punto i successori di Pietro e di Silvestro avevano fondato su quella pietra una Chiesa potentissima che sarebbe sopravvissuta ai secoli e anche al periodo per lei critico del Rinascimento appunto e della Riforma Protestante che esso di fatto favorì.

Nel 325 d. C. Costantino, non Papa Silvestro, aprì il Concilio di Nicea con cui furono regolati i conti con l’eresia ariana e stabiliti una volta per tutte i precetti e le dottrine del Cristianesimo cattolico apostolico romano. Della cui Chiesa in quel momento era il capo l’Imperatore, non il Papa. C’è da credere che se l’Impero non fosse caduto nel 476 sotto la spinta delle invasioni barbariche che sgretolarono una volta per tutte l’unità politica europea, il Papa di Roma sarebbe sopravvissuto attraverso i secoli come un sommo sacerdote di corte alle dipendenze dell’Imperatore, una specie di Arcivescovo di Canterbury.

Mosaico di Costantino ad Hagia Sophia, istanbul

Mosaico di Costantino ad Hagia Sophia, Istanbul

Non fu così, perché il Papa a partire dal V secolo si ritrovò senza più supervisori politici da cui dipendere, anzi restando egli stesso l’unico potere politico in una Italia dove i barbari scorrazzavano e dove presto nuovi imperatori germanici che pretendevano di chiamarsi romani avrebbero tentato di ristabilire il vecchio assetto imperiale di Costantino.

La lunga lotta tra Papato e Impero a cavallo dell’Anno Mille e fino all’epoca di Guelfi e Ghibellini non fu altro che questo. E si concluse con la vittoria del Papa, a prezzo dell’unità politica italiana, irrealizzabile grazie soprattutto a lui fino alla metà dell’Ottocento.

Una lunga storia, cominciata proprio con Costantino e Silvestro. Quest’ultimo è considerato un traghettatore tra due epoche: quella in cui la religione cristiana lottava per sopravvivere alle persecuzioni ed affermarsi in mezzo alla miriade di culti che affollavano l’Impero e la sua Capitale, e quella in cui avrebbe affiancato prima e soppiantato poi l’Impero non soltanto nel governo morale ma anche in quello civile e militare delle province che ne avevano fatto parte.

La "donazione di Costantino"

La “donazione di Costantino”

Forse è per questo che nel calendario stabilito dalla Chiesa fin da prima della riforma di Papa Gregorio, a Silvestro nel frattempo beatificato e fatto Santo è intitolato il giorno che traghetta dall’anno vecchio all’anno nuovo. Individuato in quel 31 dicembre che già aveva gran significato per i pagani essendo quasi coincidente con il solstizio d’inverno con cui terminavano i vecchi calendari celtici, e che ebbe la sorte – parimenti  simbolica in prospettiva – di essere il giorno in cui Papa Silvestro morì, nell’anno 335 dopo Cristo. Chiudendo gli occhi per l’ultima volta con la soddisfazione di aver vinto la battaglia per far affermare il Cristianesimo quale religione di stato dell’Impero Romano e di lasciarsi dietro una tiara, quella papale, che valeva assai più della corona che i successori di Costantino si trasmettevano l’un l’altro nella ormai lontana Costantinopoli.

Capodanno è domani, stanotte si festeggia San Silvestro. Con la speranza, manco a dirlo, che ci traghetti stavolta verso un anno veramente migliore.

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Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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