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Skanderbeg, l’Atleta di Cristo

Giorgio Castriota

«Non vi porto la libertà: l’ho trovata qui, tra voi!». Il 28 novembre 1443 Giorgio Castriota detto Skanderbeg (dal turco Iskender Bey, principe Alessandro, appellativo tributatogli per i suoi successi militari prima al servizio dell’Impero Ottomano e poi contro di esso, per l’indipendenza della sua patria Albania) sconfigge il Sultano Murad II nella battaglia di Kruja, riconquista la sua fortezza natale (da cui era stato rapito e preso ostaggio bambino) e si proclama vendicatore della sua famiglia e della nazione albanese.

Il 1 marzo 1444, la nazione albanese lo ricambia eleggendolo all’unanimità propria guida, alla presenza di quasi tutti i principi riuniti nella cattedrale di San Nicola, e di un rappresentante della Repubblica di Venezia.

Per 25 anni riuscirà a tenere fuori gli Ottomani dalla sua patria, sconfiggendoli clamorosamente in tutte le battaglie da loro scatenate contro il condottiero che aveva arrestato la loro avanzata verso il cuore dell’Europa e le coste italiane. Il Papa Pio II lo proclama Atleta di Cristo e Defensor Fidei, difensore della fede, e carezza a lungo il sogno di bandire una nuova Crociata contro i Musulmani affidandone la guida proprio a Skanderbeg.

Il condottiero albanese morirà di malaria nel 1468, proprio quando sembra che la diplomazia papale e veneziana siasul punto di portare a compimento l’organizzazione della Crociata. Tra i feudi ereditari concessi alla sua famiglia dal re di Napoli Ferdinando I di Aragona in ragione dei servigi resi alla cristianità, c’é quello di San Giovanni Rotondo, che oggi conserva le spoglie mortali del frate cappuccino Pio da Pietrelcina.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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