7 novembre 2000. Hillary Rodham coniugata Clinton viene eletta al Senato degli Stati Uniti d’America, diventando così la prima donna del suo paese ad ottenere un incarico parlamentare dopo essere stata First Lady.
La vicenda è nota. Per otto anni suo marito Bill è stato Presidente, e all’inizio del suo mandato è sembrato addirittura in grado di rinnovare l’entusiasmo che attorno alla Casa Bianca non si registrava più dai tempi di Kennedy. Come si dice, accanto ad un grand’uomo c’é sempre una grande donna. Per buona parte degli otto anni trascorsi come coppia più potente del mondo, Hillary è sembrata in grado di contribuire al successo della presidenza di Bill quanto e più di ogni altro componente dello staff presidenziale.
Fino alla Lewinski. A quella storiaccia per cui il 42° presidente degli U.S.A. rischia addirittura di fare la stessa fine del 37°, Richard Nixon: l’impeachment. Bill ha mentito sotto giuramento a proposito di quello stage improprio che ha avuto luogo nello Studio Ovale, e Hillary di colpo da First Lady si ritrova wounded lady. Moglie ferita, umiliata.
Ma non sia mai che una storia di corna possa compromettere la solidità di una unione come quella dei Clinton, soprattutto quando uno dei due è stato Presidente e l’altra pare avere i numeri per diventarlo a sua volta. Hillary non è stata la prima donna ad essere cornificata alla Casa Bianca, ma sembra proprio poter diventare la prima donna ad entrarci nuovamente, e stavolta non da First Lady ma da titolare legittima.
I Clinton vengono dall’Arkansas, la loro corsa è cominciata lì, dal governatorato di uno degli Stati che più Midwest non si può. Il regno dell’americano medio, della country music. Note che vengono alla mente, e che sembrano in grado di raccontare la storia (la favola? il dramma? la vita di tutti i giorni?) meglio di altre.
Nel 1968 Tammy Winette era conosciuta come la First Lady della Country Music. Quell’anno portò al successo un pezzo che rimase in vetta alle classifiche per tre settimane. Stand by your man, stai accanto al tuo uomo. Non proprio una canzone in linea con il movimento femminista che si affermava in quegli anni sulle coste est e ovest, ma si sa, l’America di mezzo è sempre stata più difficilmente penetrabile da certe istanze liberal progressiste.
Quando le Dixie Chicks – last but not least, dopo tutta una serie di cover e di inclusioni nelle colonne sonore di film come Cinque pezzi facili ed I Blues Brothers – la riproposero, Wynette e la sua musica ormai erano leggenda. E anche Hillary Rodham Clinton prometteva di diventarlo a breve.
Le Chicks erano anche loro un gruppo che prometteva bene. Venivano dal Sud che più profondo non si può, il Texas. Dixie sta per Dixieland, la terra dei confederati secessionisti, e Chicks sta per pollastre, un termine tra l’affettivo e il dispregiativo sessista con cui da quelle parti ci si rivolge di frequente alle belle ragazze.
Natalie Maines, Robin Lynn Macy, Martie McGuire ed Emily Robinson avevano talento e una buona dose di coraggio ed ironia. Come quelle cameriere da bar capaci di incantare con aspetto e savoir faire la più caciarona e riottosa delle clientele al tempo stesso sapendo tenere i più intemperanti al loro posto, le pollastre si conquistarono presto la loro fetta di successo: the cooliest chicks in country music, si presentavano orgogliosamente ai loro concerti.
E non è tutto, in un momento in cui il patriottismo americano era alle stelle e l’onore e la sicurezza nazionale erano at stakes, a rischio, dopo l’attentato alle Torri Gemelle ed alla vigilia della Seconda Guerra del Golfo, ebbero il coraggio di aprire così un concerto a Londra: «Giusto perché lo sappiate, siamo dalla parte giusta con tutti voi. Noi non vogliamo questa guerra, questa violenza, e ci vergogniamo che il presidente degli Stati Uniti sia texano (George W Bush jr., n.d.r.)»
Le Chicks ovviamente nel breve periodo la pagarono con il boicottaggio da parte di molte radio locali, quelle dove la country music impera da sempre. Ma pochi anni dopo erano di nuovo a vincere Grammy Awards e riconoscimenti vari. La classe non è acqua, men che meno in America.
Crediamo che la sig.ra Clinton, la donna che non si era vergognata a restare accanto al suo uomo (per quanto fedifrago), questa canzone l’abbia riascoltata spesso. Da allora fino a quel 2016 in cui si è giocata tutte le sue carte.
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