La magia è finita, ed il berretto fatato di Beppe Iachini non è più quello di Mago Merlino, prodigi non ne fa più. Venti giorni dopo la sfida di Coppa Italia l’Atalanta si prende una meritata rivincita sbancando il Franchi 27 anni dopo l’ultima volta. Per chi non se la ricorda, fu la fatidica partita che portò all’esonero di Gigi Radice da parte di Vittorio Cecchi Gori, ed avviò la Fiorentina alla discesa all’inferno della serie B malgrado un organico che era sembrato ad un certo punto poter contendere addirittura lo scudetto al Milan degli olandesi.
Stavolta, lo scenario è completamente diverso. E’ l’Atalanta che fa miracoli, da due o tre stagioni a questa parte, ed è la Fiorentina a giocare alla meno. Nel senso che meno di così, si ritorna in serie B. E senza poter invocare congiure di palazzo e malasorte. Se n’è accorto anche Rocco Commisso, che stavolta non può inveire altro che contro le televisioni. L’avversario, a differenza della scalcinata Juventus di una settimana fa, ha meritato, l’arbitro Mariani di Aprilia ha arbitrato tutto sommato bene, e perfino il Var ha dimostrato di servire a qualcosa, se gestito da personale capace ed in buona fede.
Gasperini si era fatto sorprendere da Iachini nel match di Coppa. Il mister arrivato da poco al posto di Montella aveva messo indietro i suoi ad aspettare gli avversari e a ripartire in velocità. Quello che stavolta – pur restando indietro – non è riuscito, anche perché i bergamaschi se lo aspettavano. La Fiorentina che gioca solo il primo tempo già nel primo tempo ha visto i sorci atalantini verdi, e può ringraziare la mira precaria di Pasalic se non ha cominciato in salita fin da subito.
Il solito Ilicic che quando vede viola si trasforma in Iniesta ha cominciato a distribuire palle letali fin dall’avvio, mentre la viola ha cominciato subito a ballare, malgrado l’innesto di Igor. La prodezza di Chiesa alla mezz’ora serve più che altro a rialzare le quotazioni del giocatore, in vista della stretta finale delle trattative per il suo prossimo contratto, dovunque esso sia stipulato. L’illusione della Fiorentina di spuntarla anche oggi dura invece circa un quarto d’ora.
Al quarto della ripresa i bergamaschi sono già in area viola a fare una scampagnata, apparecchiata da Ilicic, poi da Gomez (cucchiaio parato da Dragowski alla disperata) e poi Zapata. La gita al Var stavolta non produce cambiamenti, evidentemente il segnale televisivo è meno disturbato qui che a Torino.
Segue un quarto d’ora di infuocato batti e ribatti che potrebbe risolversi bene per la Fiorentina se Vlahovic, che si batte con coraggio in mezzo alla arcigna difesa bergamasca, avesse un po’ più di fortuna. Ma la fortuna oggi non arride agli audaci, se la tengono gli Dei. Anzi, la Dea. Che al 72 trova in Malinovskyi un giustiziere implacabile ed in Dragowski un estremo difensore viola meno attento che nelle precedenti occasioni.
Fasi ancora alterne e concitate, ma la reazione viola è ancora in un tiro di Chiesa da lontanissimo, che esce di poco sulla traversa. Poi basta, notte di nuovo fonda. Gasperini stavolta può uscire dal campo con il sorriso (piaccia o no dirlo, giustificato) e perfino sua madre, con rispetto parlando, se la cava a buon mercato. Scuro in volto Iachini, che forse non si aspettava una battuta d’arresto così netta (al di là del risultato) dopo che perfino a Torino la sua squadra aveva dimostrato di non essere sul piano del gioco inferiore alla capolista (qualcuno dirà, vista la Juve attuale, sai che soddisfazione…..)
Il suo berretto ha perso la polverina magica. I punti sono 17 e la quota salvezza a 42. Dovremmo farcela. Quell’incredibile 1993 sembra proprio irripetibile, nel bene e nel male.
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