2015 l’anno del passaggio. Volendo parafrasare il titolo di una celebre opera di fantascienza, In quell’anno a Firenze succede un fatto nuovo, che avrà presto importanti e piacevoli conseguenze. Mentre vive gli ultimi bagliori la fiamma del calcio maschile (che avrà la definitiva doccia gelata del calciomercato invernale 2016 e andrà verso un progressivo e inglorioso spegnimento), si accende improvvisamente quella del calcio femminile.
A Firenze una squadra di calciatrici donne esisteva già, dalla fine degli anni 70, il Firenze Calcio Femminile. Tra difficoltà economiche e prestazioni più che dignitose, la società presieduta da Andrea Guagni, padre di Alia che un giorno sarà destinata a diventarne la capitana, aveva portato il calcio femminile fiorentino fino al 2015 a sopravvivere, e anche qualcosa di più.
Quando Andrea Della Valle si convince che è tempo di fare qualcosa di avanguardia, e fondare il settore femminile della A.C.F. Fiorentina (prima società di vertice della serie A maschile italiana), il vecchio A.C.F. Firenze, sciogliendosi e cedendogli il titolo sportivo, gli consegna buona parte della squadra che fin da subito si proporrà come una graditissima altra metà del cielo viola, il vanto e la gloria di una città che da sempre insegue il primato con un’occhio particolare all’estetica. E che quindi non poteva fare a meno di questa compagine di splendide atlete ed altrettanto splendide ragazze.
La neonata Fiorentina Women’s riprende là dove il Firenze aveva lasciato, la serie A femminile. Per quanto il lotto delle partecipanti sia agguierrito, al primo anno di vita le Women’s viola si fanno subito valere. Finiscono terze dietro al Brescia campione d’Italia ed al Verona secondo, che le precede di un solo punto, ma sufficiente a qualificarsi al posto loro alla Champion’s League femminile.
Nonostante l’aggiunta di una bomber di chiara fama nazionale ed internazionale come Patrizia Panico la Fiorentina in rosa non va più su di un terzo posto che è un prestigioso miracolo sportivo, e che tuttavia finisce per andare quasi stretto. La sconfitta a Verona nell’ultima giornata stimola propositi di rivincita in Sandro Mencucci e Sauro Fattori, gli uomini a cui sono affidate queste ragazze d’oro dalla holding Della Valle.
Il presidente Mencucci si è ritrovato catapultato in questa nuova avventura dopo i giorni convulsi del crepuscolo di Montella e dell’affaire Salah. Con lo spirito che lo contraddistingue, ha visto l’occasione di vincere finalmente quel qualcosa che gli è mancato nel settore maschile. E ci si è buttato a corpo morto.
Stesso discorso per quel Sauro Fattori a suo tempo promessa viola purtroppo non sbocciata. L’allenatore delle ladies vuol dimostrare di essere un vincente. La rosa viene ulteriormente rinforzata nell’estate del 2016, malgrado il ritiro dal calcio giocato della Panico. Alla ripresa delle ostilità, la Fiorentina avvia una marcia trionfale che la porterà a vincere lo scudetto con 21 vittorie ed una sola sconfitta, quella a sorpresa contro il Mozzanica.
Il 6 maggio 2017, lo stadio Franchi ritorna teatro di una festa scudetto 48 anni dopo l’ultima volta, quella in cui i fiorentini portarono in trionfo il presidente Nello Baglini ed il mister Bruno Pesaola detto il Petisso. Stavolta quelle maglie viola che si abbracciano e scorrazzano sul campo sono indossate da donne, ma nessuno sembra farci caso. A suon di reti e di belle prestazioni, le ragazze di Fattori e del mister venuto dagli USA (dove il soccer femminile è già sport di prestigio e di vittorie mondiali) Antonio Cincotta hanno demolito non solo il parco delle avversarie, ma anche il muro stesso dei pregiudizi secondo cui il calcio in Italia sarebbe sport esclusivamente maschile.
La Fiorentina è campione d’Italia, Firenze il giorno dopo la festa del Franchi sembra tenersi stretta quest’unico pensiero, consolandosi più che volentieri del triste avvitamento su se stesso del settore maschile, con l’addio di un Paulo Sousa rimpianto da pochi, l’avvio di un nuovo ciclo al ribasso e le voci insistenti di vendita da parte dei Della Valle.
Ma queste ragazze fanno dimenticare tutto. E pochi giorni dopo, il 16 giugno, realizzano anche il doblete vincendo la Coppa Italia, sempre ai danni del Brescia giunto secondo in campionato.
E’ così, il 4 ottobre, la musica suggestiva della Champion’s League risuona nuovamente dentro le mura del vecchio, glorioso stadio fiorentino. Mentre i colleghi maschi arrancano e si intristiscono facendo intristire anche i tifosi, le femmine sembrano non aver nessuna intenzione di fermarsi, e di fermare la propria favola sportiva ed umana.
La stagione che prende avvio si prospetta durissima, perché confermarsi è sempre più difficile che vincere. perché in campo è scesa una nuova e agguerritissima avversaria, la Juventus Women che affronta il campionato femminile così come fa qcon quello maschile: come un rullo compressore. E perché l’obbiettivo, per quanto appena sussurrato e forse soprattutto sognato, a questo punto è il triplete. Anche se la Champion’s mette di fronte alle viola girls il meglio del calcio europeo, dal Lione detentore a quelle squadre del Nord Europa dove ormai tra calcio maschile e calcio femminile c’é poca, pochissima differenza.
A metà ottobre, con una prestazione che in altri tempi le avrebbe valso il titolo di leonesse, a Hjorring in Danimarca sul campo del Fortuna, la banda delle violette terribili elimina le forti avversarie conquistando gli ottavi ed é già un primo record. E per quanto la Supercoppa italiana abbia arriso stavolta al Brescia sempre battuto nella stagione precedente, in questa appena iniziata la Fiorentina (che ormai è appunto soltanto Fiorentina avendo già reso superfluo quell’aggettivo, Women’s) promette di fare cose altrettanto grandi partendo bene anche nel campionato in cui deve difendere il proprio titolo.
Non è un caso se è proprio l’indomani della storica qualificazione in coppa il giorno in cui il ministro Maria Elena Boschi esce con la storica proposta di impegnare il governo nazionale a lavorare per una effettiva parificazione di condizioni tra calciatori e calciatrici. Vincere a livello internazionale, del resto, ha sempre avuto un effetto trascinante per qualsiasi movimento sportivo.
Niente male per una squadra ed una società che tre anni prima neanche esistevano. La storia è ancora tutta da scrivere, ma questa prima fase che va a chiudersi con tante promesse (riconfermate dalla nuova proprietà Commisso) e con un passaggio sostanziale di testimone tra maschi e femmine, fa ben sperare per la città e per il suo tessuto sociale anche al di là del fatto meramente sportivo, in merito al quale peraltro restano in eredità alcune pagine importanti.
E poi, diciamo la verità, quel triangolino tricolore che abbiamo rivisto sulle maglie viola ci sta veramente bene. Ce n’eravamo quasi dimenticati.
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