25 anni di Emergency. Nobile medicina di guerra. Vengono in mente soprattutto due zone in cui la più celebre delle organizzazioni non governative ha svolto la sua missione, assolvendo il suo giuramento di Ippocrate. Due zone considerate di guerra da sempre.
La prima è l’Afghanistan, che la guerra la conosce, la subisce e la fa dai tempi di Alessandro Magno. La sua unica colpa, o sfortuna, è quella di essere al centro di tutte le rotte da e per l’Oriente, crocevia degli imperi di tutte le epoche.
La seconda è l’Africa. Emergency nacque nei giorni in cui il Ruanda faceva a fette se stesso e la nostra coscienza a colpi di machete. La fine della guerra fredda e del colonialismo avevano illuso tutti che perfino il Continente Nero potesse trovare pace e sviluppo. In realtà, finirono per significare soltanto una maggiore libertà per chi aveva armi e le voleva usare contro il prossimo.
Il brano di oggi è questo. I quattro dell’Oca selvaggia fu un apologo di Andrew V. McLaglen contro quella zona d’ombra che rende ancora più nero il continente sempre in bilico tra paci che sono soltanto tregue e guerre che si susseguono ininterrottamente da quando l’homo sapiens imparò ad impugnare qualsiasi oggetto che poteva diventare un’arma.
A quell’apologo (l’oca selvaggia, nel linguaggio militare, è una definizione con cui si indica un gruppo di mercenari, una forma di milizia comunemente impiegata in Africa, oggi si chiamano contractors), molti celebri attori prestarono la loro faccia e la loro recitazione, da Richard Burton a Richard Harris, da Roger Moore a Stewart Granger. Ma soprattutto Joan Armatrading prestò la sua voce alla struggente ballata che apre e chiude il film.
Lascia un commento