Pearl Harbor fu uno spartiacque. All’alba del 7 dicembre 1941, gli zero giapponesi spazzarono via molto di più della flotta americana del Pacifico. In poche decine di minuti, cancellarono un mondo che era rimasto sostanzialmente lo stesso nel suo assetto per secoli, e aprirono la porta ad un altro che dura tutt’oggi, e a meno di fatti imprevedibili – a meno di altre Pearl Harbor – è destinato a durare ancora per chissà quanto tempo.
Pearl Harbor, le Torri Gemelle. Momenti della vita di ognuno, ognuno che ricorda esattamente cosa faceva e dove, in quei momenti. Ognuno con la sensazione esatta fin da subito che, un momento dopo, niente sarebbe più stato come prima.
Difficile raccontare quella storia, e spiegarne le esatte implicazioni. La leggenda nera è che gli U.S.A. sapessero, nel 1941 come nel 2001. Molto più facile come spiegazione, molto più gratificante per tutti coloro a cui un libro di storia pesa troppo in mano, e una rivista o un sito web scandalistici o complottisti risultano invece molto più familiari, psicologicamente accessibili.
Fin dall’immediato dopoguerra, il cinema americano si è fatto carico di rappresentare queste storie, che la scuola spesso disattendeva quando non travisava. Chiaramente, lo faceva alla sua maniera. Come i film western, quelli di guerra avevano ben distinti i buoni dai cattivi, l’eroismo dalla vigliaccheria, la verità vera da quella che si poteva raccontare.
Quando Michael Bay nel 2001 fece uscire il suo Pearl Harbor, l’età della Guerra d’Eroi era finita da tempo. Era cominciata invece quella degli effetti speciali, e di possibilità narrative che la vecchia Hollywood si era solo sognata. Le leggende continuavano e continuano imperterrite, ma il film di Bay è abbastanza vicino alla verità. A come la percepirono gli uomini e le donne che la vissero. E la storia d’amore non guasta, anzi rende più accettabile la vicenda, riportandola ad una storia di uomini e donne come tutti noi.
Non guasta nemmeno questa There you’ll be di Faith Hill. Struggente come la storia che accompagna. Melodica come il ricordo di quei giorni e di quegli eventi che, ci piaccia o no, sono la nostra piccola e grande storia.
Lascia un commento