L’abbiamo già incontrato in questa rubrica. Top Gun, anno 1986, portò alla ribalta il fratello più giovane di Ridley Scott, il compianto Tony, fino a quel momento autore di video musicali. Rinverdì il fascino dei Righteous Brothers che con la loro You’ve lost that lovin’ feeling potrebbero fare ormai da colonna sonora a qualsiasi film. Portò alla ribalta la fino ad allora semisconosciuta United States Navy Fighter Weapons School, la scuola di combattimento per i piloti della marina militare statunitense. I top gun, appunto.
Durante la guerra del Vietnam era emersa la scarsa esperienza e lo scarso addestramento nelle tattiche di combattimento aereo dei piloti U.S.A. Il governo americano vi pose rimedio istituendo il 3 marzo 1969 una apposita scuola nella base di Miramar, in California.
La guerra del Vietnam era ormai una causa persa, ma a Miramar nacque ben presto la leggenda degli assi americani dell’aria e soprattutto delle loro micidiali macchine volanti: gli F14 Tomcat, gli F16 Fighting Falcon, gli F/A-18 Hornet, le risposte americane agli altrettanto leggendari caccia sovietici delle serie Mig e Su.
Quando nel 1986 Scott girò il suo Top Gun, il mondo simulava da tempo un nuovo tipo di micidiale guerra aerea. Ci fu appena il tempo di appassionarsi alle gesta di Tom Cruise e Kelly McGillis, che il nuovo ordine mondiale successivo alla Guerra Fredda permise alle superopotenze di tornare a combattere di nuovo, a cominciare dalla Guerra del Golfo.
Negli anni novanta il programma di studio della scuola fu modificato per dare maggiore importanza all’attacco a terra, considerate le capacità dei nuovi caccia. Dieci anni dopo il film, la scuola fu trasferita al corpo dei Marines. La leggenda incontrava la leggenda. Tutte e due insieme fanno capo adesso al Naval Strike and Air Warfare Center degli Stati Uniti.
Molto più evocativo il vecchio nome. Assai più suggestivo quell’ormai vecchio film. E quella canzone composta da Giorgio Moroder e cantata da Kenny Loggins.
Danger zone, zona pericolo.
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