Primo Piano

Turchia e Siria, la tragedia si fa sempre più grande

Oltre 16.000 morti, quasi 65.000 feriti, quasi 300.000 sfollati nella zona di confine tra Turchia e Siria. Sono queste le cifre ufficiali, ma ancora purtroppo provvisorie, della tragedia che nella notte tra il 5 ed il 6 febbraio ha colpito l’Asia Minore.

Il presidente turco Erdogan ha ammesso che la macchina dei soccorsi si è mossa con ritardo. Intanto, Twitter ha smesso di funzionare in Turchia dopo che attraverso di esso si erano moltiplicate le critiche per il malfunzionamento dell’intervento statale. Da notare, il social è stato usato nei giorni scorsi anche da persone rimaste sotto le macerie per segnalare la propria posizione. Erdogan ha invitato a stare in guardia dai provocatori che a suo avviso diffondono notizie false.

Le bare intanto si allineano nel cimitero di Graziantep, ed anche soltanto seppellire tutte le vittime sarà un’impresa. Di imprese positive intanto si conforta la cronaca. Diversi bambini di età compresa tra i 18 mesi e i 12 anni sono stati salvati nonostante i due-tre giorni trascorsi tra le macerie. Un caso su tutti, destinato a diventare emblematico, quello di Khadir, estratto dalle macerie dopo 72 ore durante le quali gli ha fatto scudo il corpo esanime della madre.

Sotto le rovine dei palazzi c’è ancora tanta gente, ed i volontari accorsi da vari paesi ne sentono spesso le voci. «La situazione è drammatica e le richieste di aiuto tantissime: siamo costretti a scegliere chi salvare sulla base di dati oggettivi», racconta all’ANSA Samuele Pacchi, infermiere toscano partito per portare soccorso in Turchia dopo il sisma ed operativo nella città di Hatay. «Sono scene disperate: le persone si inginocchiano, piangono e ci implorano di intervenire. Diventa davvero difficile dire di no, ma purtroppo – afferma – siamo costretti a dover fare una scelta e dobbiamo per forza concentrarci di più sui dati oggettivi, come le voci da sotto le macerie oppure se uno dei nostri cani dei vigili del fuoco sente una scia».

Manca ancora all’appello Angelo Zen, 60 anni, imprenditore veneto la cui presenza nell’area del sisma è l’unica finora accertata di cittadini italiani. Le squadre USAR (Urban Search and Rescue) dei Vigili del Fuoco di Toscana e Lazio sono incessantemente operative nella zona, e proprio a loro si deve il salvataggio di alcuni bambini e ragazzi, nonostante le scosse di assestamento stiano rendendo più arduo il compito dei soccorritori.

Autore

Redazione

Lascia un commento