Dopo l’ultima gara giocata al Franchi contro il Milan, conclusasi con una sconfitta forse immeritata, sembra sia passato un tempo infinito. Sulla Fiorentina si abbatte una violenta tempesta, inaspettata che lascia esterrefatti e increduli, le dimissioni del mister Cesare Prandelli. Una lettera che pone mille quesiti, che lascia l’amaro in bocca, una sconfitta anche per il mondo del calcio, da sempre un pianeta a sé per regole e comportamenti.
La sosta offre un aiuto per la sostituzione in panchina a 10 giornate dal termine. La scelta più banale non può essere che il ritorno di Beppe Iachini, esonerato il 9 novembre scorso, (anche in quel caso, prima di una sosta per gli impegni delle Nazionali, ndr) e sostituito proprio con Prandelli, tecnico che tornava sulla panchina viola dopo dieci anni.
Sulle dimissioni, come sempre accade anche in altre situazioni che pongono vari perché, si scatenano i social non solo ironicamente, ma anche con brutale ferocia tale da colpire anche il lato personale. Il tecnico di Orzinuovi offeso nel suo profondo, ancora una volta deve affrontare le maldicenze, si affida ad una seconda lettera, difende la squadra e i giocatori, ma non transige su educazione e rispetto. Il dibattito è acceso, dagli addetti ai lavori ai comuni mortali, di certo una riflessione amara in questo tempo virtuale che spesso non considera gli stati d’animo delle persone, ma corre verso quel tutto è lecito che una tastiera permette impunemente.
Si riparte dallo Iachini bis, dopo 147 giorni, la rosa è la stessa, (Malcuit e Kokorin, arrivati a gennaio, ancora non pervenuti) con qualche certezza in più, un Vlahovic diverso, un giocatore consapevole delle sue doti tecniche, soprattutto attaccante titolare, costretto a fare reparto da solo; un Eysseric recuperato, sprazzi di gioco, insomma rispetto alle prime sette gare del primo Iachini qualcosa è cambiato.
Nell’attualità del gruppo si deve tenere conto delle diverse problematiche emerse, giocatori come Biraghi e Amrabat, che hanno mostrato qualche dissapore con l’ex mister Prandelli, Castrovilli a fasi alterne, una posizione da dare in campo allo spagnolo Callejon richiesto proprio dal mister marchigiano.
La prima gara verso la salvezza è una trasferta insidiosa a Genova contro un Genoa rigenerato dalla cura Ballardini, subentrato a Maran. Nella prima conferenza del pre-gara il tecnico ascolano ammette che non si aspettava la chiamata, che non poteva rifiutare, che è ripartito dal lavoro tattico lasciato, che punta alle certezze del periodo (Vlahovic e Ribery, ndr), a capire quale malattia soffre la squadra (all’interno dello spogliatoio), che ogni giocatore con i cinque cambi deve sentirsi titolare.
Il giorno della gara si parte con il 3-5-2, Dragowski, Milenkovic, Pezzella, Quarta, Caceres, Bonaventura, Pulgar, Castrovilli, Venuti, Ribery, Vlahovic, quindi Biraghi in panchina come Amrabat, Venuti a sinistra. Abbiamo verificato che il solo Venuti è il giocatore diverso nella formazione titolare rispetto alla gara contro il Milan.
Della cronaca della gara citiamo pochi episodi, i grifoni alla prima azione offensiva sono in vantaggio con Destro, la risposta dei viola con Vlahovic, lancio di Pezzela per Castrovilli che dalla sinistra passa al serbo che con un diagonale manda in rete. Nei primi minuti del secondo tempo fallo di Ribery su Zappacosta e rosso diretto per il francese, la squadra in inferiorità numerica. Minuti finali di sofferenza ma si chiude la gara con un punto prezioso.
Iachini riparte con la stessa squadra di Prandelli, conquista un pari importante per la corsa verso la salvezza, incita i suoi con il solito gioca, gioca, stessa difesa disattenta, ancora un goal pesante dell’attaccante serbo. Il giovane Dusan ormai consacrato con la maturità da vero attaccante, capo cannoniere della squadra a 13 reti, una conferma di dote tecniche e fisiche, una bella eredità firmata Prandelli.
Insomma 7 punti in dieci gare non ci sembrano un obiettivo arduo, quindi un punto anche se in dieci, rappresenta un passo avanti, si lasciano dietro le squadre che hanno perso, si ha una gara in meno per arrivare ad un misero traguardo prima di archiviare questo campionato di sofferenza. Insomma tutto uguale, da copione già visto.
Infine dato il periodo di festa che non ha nulla di festivo, per il secondo anno non abbiamo potuto festeggiare la Pasqua come ognuno avrebbe voluto, ancora una volta costretti dalle restrizioni della pandemia Covid che ci stanno portando allo sfinimento, come la nostra amata Fiorentina, scusate il parallelismo di diversa e più importante entità.
Insomma nessuna lieta sorpresa nell’uovo che aspettavamo di scartare con l’entusiasmo dei bambini, ma ci troviamo alla solita retorica del tutto cambia perché nulla cambi (Giuseppe Tomasi di Lampedusa), ma con la consapevolezza di aver esaurito (oltre alle nostre menti), pazienza e rassegnazione. Vorremo poter vedere un cambiamento e un miglioramento radicale, dopo promesse e finti proclami, per le nostre vite, per la nostra Fiorentina.
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