Diario Viola Fiorentina

Un campione per sempre

(Nella foto Giancarlo De Sisti a Palazzo Vecchio)

Un evento importante per la storia della Fiorentina, si è tenuto dal 9 al 14 giugno nella Sala d’Arme in Palazzo Vecchio, per la prima volta mostrato al pubblico l’Archivio Aldo Polidori, donato dalla famiglia all’Associazione Centro di Coordinamento Viola Club. La prestigiosa collezione fotografica cartacea, ripercorre il periodo dal 1929 al 1960, composta da 6 volumi, 705 pagine, 2643 fotografie, esposta in teche chiuse, proiettata nella versione digitalizzata, sulle nicchie della splendida location.

La mostra organizzata dall’Associazione (ACCVC), in collaborazione con il Comune di Firenze, le Associazioni Giglio Amico, Glorie Viola e Museo Fiorentina. Alla cerimonia in rappresentanza del Comune di Firenze, l’assessore allo sport Cosimo Guccione, che fa gli onori di casa, elogiando l’iniziativa, come mezzo di conoscenza del passato viola.

Il presidente della Commissione Storia del Museo Fiorentina, Massimo Cervelli, con altri componenti, negli ultimi giorni, ha tenuto un ciclo di incontri per approfondire i tre decenni, ’30, ’40, ’50, della storia illustrata, con aneddoti e curiosità del periodo trattato. La mostra chiude con la storia della Fiorentina degli anni ’50, dallo storico primo scudetto del presidente Enrico Befani e dell’ allenatore Fulvio Bernardini, intrecciato alle vicende della città di Firenze, magistralmente da Massimo Cervelli e Fabio Bertini.

Infine dal primo pomeriggio dell’ultimo giorno, si arricchisce di un ospite d’eccezione, Giancarlo Picchio De Sisti, giocatore e allenatore della squadra viola, in due diversi periodi. Per i più giovani, Picchio ( trottola in romanesco) nasce a Roma nel marzo del 1943, si trasferisce nel capoluogo toscano nel campionato 1965/66, da parte sua (come ancora ammette) con diffidenza, in quanto legato alla città natale e ai campi che lo avevano visto calciare i primi palloni.

Dopo il primo impatto, fu amore reciproco tra giocatore e città, nove anni indimenticabili, dalla prima gara di campionato (5/9/65, Atalanta-Fiorentina, 1-1) al 1974, quando ritorna a Roma. I numeri parlano da soli, 256 presenze, 28 reti, capitano del secondo scudetto 1968/69, con 30 presenze e due reti, alza la Coppa Italia e la Mitropa Cup nel 1965/66.

In Nazionale, tutte da giocatore viola, con 29 presenze, 4 reti, esordio 1/11/’67, in Italia Cipro 5 a 0. Campione d’Europa nel 1968, vice campione nel mondo nel 1970, per capire in quella leggendaria partita in Messico, Italia-Germania 4 a 3, era in campo.

Un centrocampista con grandi doti tecniche e indole tranquilla, corretto e affidabile, un  leader di squadra, punto di riferimento per i compagni, un allenatore in campo (prima di esserlo davvero), anticipava gli avversari, preciso nei passaggi, ottima visione di gioco. Entra nei cuori dei fiorentini, da subito, la sua cessione dopo 9 anni, lascia molti rimpianti, ma non l’affetto reciproco che ad oggi resta immutato.

Giancarlo De Sisti torna sulle rive dell’Arno, nel gennaio 1981, chiamato alla giuda tecnica dai Pontello, non ha esperienza ma si mette in evidenza recuperando posizioni in classifica, 14 partite senza sconfitte, un allenatore che crea un gruppo, valorizza i giocatori, prudente ma anche offensivo. La stagione successiva la consacrazione, una buona campagna acquisti, per tentare la scalata, ma l’infortunio di Antognoni rischia di compromettere un buon inizio, mister De Sisti trova una soluzione che si rivela vincente, Miani da ex libero a centrocampista, quell’anno 1981/82 ricordato come il terzo scudetto mancato, il 16 maggio 1982.

La grande ingiustizia nell’ultima giornata, Fiorentina e Juve a pari punti, goal annullato a Graziani a Cagliari, rigore a Catanzaro per i bianconeri, l’amarezza di uno scippo che resta indelebile nella mente dei tifosi viola. Il tecnico, nell’anno 1983/84, si rivela innovativo e sorprendente, rivoluziona il modulo togliendo un difensore e aggiungendo un centrocampista, (3-5-2), ma ancora la sfortuna in agguato, Antognoni subisce il secondo grave infortunio, che condiziona la stagione. La Fiorentina diverte e offre il miglior gioco, ma si colloca al terzo posto.

L’ultimo periodo di Picchio a Firenze, sono spiacevoli episodi, che portano al suo addio definitivo, dalla sbagliata campagna acquisti, ai seri problemi di salute, il suo ritorno anticipato in panchina non porta risultati sperati, e il 5 dicembre 1984 viene sostituito. Le due tappe importanti della vita fiorentina, lo collocano come uno dei giocatori più amati e stimati dalla tifoseria, cosi come il rapporto creato con l’ambiente, arrivato da ragazzo e andato via da uomo per sua stessa ammissione, è stato fondamentale per la vita futura.

Nel pomeriggio a Palazzo Vecchio, con speciale cortesia non nega foto ed autografi, con disponibilità si sottopone alle domande dei giornalisti. Si ripercorre il periodo dei trofei e delle vittorie, ma si parla anche di Fiorentina attuale, che continua a seguire con attenzione. Si sofferma sul periodo fortunato da giocatore, Firenze considerata una seconda casa, l’accoglienza avuta dalla città, l’affetto dei tifosi, i meravigliosi ricordi che lo legano a quel periodo, con il rammarico di aver lasciato la quadra per un diverbio (poi risolto) con l’allenatore di allora.

Sulla squadra di mister Italiano, evidenzia la superiorità tecnica e il dominio di gioco nella finale contro il West Ham, anche se nell’arco della stagione in alcuni casi la poca esperienza di alcuni giocatori, pensa sia stata la causa delle disattenzioni, elogia l’ottimo lavoro del tecnico per aver raggiunto due finali, non prevedibili e scontate.

L’evento si conclude con la premiazione delle 4 associazioni, su citate, con targhe celebrative per rimarcare la splendida carriera di un protagonista del calcio italiano, omaggiato anche con un ritratto realizzato dal maestro Luciano Consigli. La giornata fiorentina del nostro mitico numero 10, prosegue al Centro Tecnico di Coverciano, con una cena in suo onore, per festeggiare non solo la straordinaria carriera, ma anche il suo ottantesimo compleanno.

Un eroe degli anni sessanta che ha fatto esultare e gioire diverse generazioni, per le tante conquiste ottenute sul campo, in un calcio romantico che ha segnato un’ epoca, di foto in bianco e nero, di spalti gremiti all’inverosimile, di domeniche alle Cascine con le radioline all’orecchio, di valori ed amicizia. Un passato glorioso della passione viola, che rappresenta la nostra storia, da raccontare e tramandare alle generazioni future.

Un campione nella vita e nello sport, da sempre per sempre.

Autore

Patrizia Iannicelli

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