Dopo la battuta d’arresto nella gara di campionato al Bentegodi di Verona, la Fiorentina si proietta nella seconda semifinale di Conference League, quella che diventa per la squadra gigliata, la partita più importante della stagione.
I viola partono in vantaggio dopo la vittoria ottenuta nel rush finale al Franchi, con la rete di Nzola in pieno recupero, ma gli avversari i belgi del Club Brugge, in casa promettono battaglia per capovolgere il risultato.
La cittadina che ospita il match è la splendida capitale delle Fiandre Occidentale, Brugge, a pochi Km dal Mare del Nord, tra canali, piazze, chiese, opere monumentali, strade, edifici particolari, capolavori d’arte (splendida l’opera della Madonna del Bambino di Michelangelo), una splendida cornice da ammirare e apprezzare per i mille tifosi viola, arrivati da diverse località.
Dalle prime luci del giorno, le stradine e le barche dei canali si riempiono di gruppi con sciarpe bandiere e maglie viola, che si intrecciano tra i tantissimi turisti accorsi per la processione del Santo Sangue. Un evento storico dal 1304, dove si rappresenta la Passione di Cristo, con un reliquario che secondo la tradizione conserva il sangue di Cristo.
L’entusiasmo dei tifosi è totale, nel brulichio di persone il fiorentino si intreccia con le diverse lingue, dal francese all’inglese, al fiammingo degli abitanti del posto. Un’atmosfera di euforia, con l’adrenalina che aumenta con le ore che si avvicinano al fischio d’inizio.
Il clima non è dei migliori, cielo grigio e pioggerellina a tratti, la temperatura più bassa rispetto al periodo primaverile.
L’impianto il Jan Breydel Stadion, collocato fuori dalla cittadina, con una capienza di circa trentamila spettatori (29.042), esaurito in ogni ordine di posti, inizia a riempirsi intorno alle 17.00, con il fischio d’inizio fissato alle 18.45.
Una musica assordante rimbomba già prima che le squadre si posizionano a metà campo, i tifosi di casa colorano lo stadio con i colori del club neroazzurro, il settore ospiti nella parte superiore, offre un buon colpo d’occhio con il viola in ogni spazio.
Nella formazione di partenza, il tecnico gigliato Italiano deve fare a meno di Bonaventura, neanche in panchina per problemi fisici, il modulo è del 4-3-2-1, Terracciano in porta, Dodo, Milenkovic, Martinez Quarta, Biraghi, Arthur, Mandragora, Gonzalez, Beltran, Kouame, Belotti.
Clima da brividi all’ingresso delle squadre, la posta in palio alta, 90 minuti intensi, senza respiro.
La Fiorentina parte con ottimo approccio, grinta e determinazione, ma con tanto possesso palla, i belgi piuttosto fallosi rispondono in contropiede.
Come spesso avviene dopo un paio di occasioni sprecate dagli ospiti, arriva al 20esimo il vantaggio dei nerazzurri, cross dalla destra e pallone che arriva al terzino De Cuyper, che infila alle spalle di Terracciano, disattenzione e ingenuità della difesa, dal portiere che agevola con un pessimo rinvio, di Biraghi che tiene in gioco l’avversario, di Quarta che non ferma l’azione.
Per i viola immediata reazione con una doppia occasione per pareggiare, Gonzalez si vede respingere il tiro dal portiere Magnolet con un’ottimo intervento, Beltran tira alto.
Al 30esimo altro pericolo per i viola, Milenkovic perde palla e favorisce Venaken che si porta in area, provvidenziali Dodo e Milenkovic, che chiudono lo spazio della porta.
Al 36esimo Gonzalez sulla destra per Kouame, il tiro si ferma sulla traversa e rimbalza sulla linea. Si va all’intervallo dopo un minuto di recupero.
Si riparte con la solita musica al massimo dei decibel, i tifosi belgi a bordo campo accendono una serie di fumogeni, la gara sospesa, riprende dopo 3 minuti circa, per far diradare il fumo che impedisce la visuale.
I viola riprendono con buone azioni offensive, dalla destra Dodo offre buone progressioni, costringe l’avversario al fallo al limite dell’aria, dalla punizione di Biraghi, il pallone alto sulla traversa.
Al 70esimo doppio cambio, entrano Nzola e Duncan al posto di Belotti e Arthur. Una Fiorentina arrembante costringe i belgi nella propria metà campo, al 74esimo ancora un palo ferma i viola, con la punizione di Biraghi, un minuto dopo ancora un legno, di Kouame con un colpo di testa, 31 legni colpiti nella stagione, un incredibile record di sfortuna.
Il pressing dei gigliati è totale, all’83esimo l’episodio chiave, un intervento di Mechele su Nzola in area, viene sanzionato dall’arbitro turco Halil Umut Meler, con la massima punizione, calcio di rigore inequivocabile.
Sul dischetto gli argentini Gonzalez e Beltran, ma è il vichingo numero nove che prende il pallone e lo posiziona. Con freddezza e precisione tira di potenza, con il pallone che entra in rete alla destra del portiere, che era sulla traiettoria.
Al 90esimo esce Beltran per Ranieri, la difesa passa a tre. Il display del recupero indica 7 minuti, lunghi estenuanti, un’attesa spasmodica per il popolo viola che aspetta la fine. La gara senza tregua, l’ultima incredibile azione dei belgi con la forza della disperazione dell’ultima chance, un tiro di Vanaken che Terracciano di istinto, respinge con una parata provvidenziale.
Countdown dell’ultimo minuto in apnea, prima dell’esplosione di gioia della squadra in campo, che poi festeggia sotto il settore ospiti, un pari che vale una vittoria e la seconda finale consecutiva di Conference League.
Una gara a favore dei viola che domina da tutti i punti di vista, ottimo approccio con grinta e personalità, lo svantaggio non condiziona, la reazione di carattere immediata certifica con il passare dei minuti, la superiorità anche tecnica, con numeri eloquenti, possesso palla totale, 19 tiri in porta, 7 corner.
Una prova di squadra concreta che merita elogi e applausi, anche se qualche disattenzione mette a dura prova le coronarie del popolo viola.
In difesa Terracciano sbaglia un rinvio ma si riscatta nel finale, determinante e decisivo, una parata come un rete realizzata, qualche incertezza di Quarta e Milenkovic, ma attenti nel contesto generale.
In mediana sufficienti Mandragora ed Arthur, Duncan subito in gara da subentrato, meno brillanti, soprattutto rispetto alla gara dell’andata Gonzalez, anche se autore del cross in area che porta al rigore, e Belotti che non manca di volontà ma non trova il tocco conclusivo in porta.
Sul podio come protagonisti della serata, il terzino destro Dodo, che non si risparmia, una spina nel fianco per gli avversari, imprendibile le sue accelerate sulle fasce, l’ivoriano Kouame con un’ottima prova di generosità, sfortunato nei due legni colpiti, la freddezza e la precisione di Beltran, nel momento fondamentale della gara con il rigore realizzato, responsabilità e coraggio enorme, decide le sorti della gara.
La Fiorentina da imbattuta nella competizione europea (unica sconfitta nei preliminare dei play off ) raggiunge la seconda finale consecutiva ed eguaglia se stessa, (nel biennio che va dal 1960 al 1962 in Coppa delle Coppe, una vinta e una persa, con Nandor Hidegkuti in panchina), un record di prestigio per il gruppo ed il tecnico Vincenzo Italiano, condottiero e principale protagonista di questo straordinario cammino.
Un sogno realizzato che potrebbe diventare straordinaria leggenda, conquistare un trofeo da alzare sotto il Partenone dell’Acropoli di Atene, per diventare come gli dei nell’Olimpo, eroi immortali della gloriosa storia viola.
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