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Un urlo nella notte

L’Italia si sveglia con la notizia che timorosamente aspettava. Jannik Sinner ha battuto il n. 1 del mondo Novak Djokovic ed è in finale agli Australian Open, prima prova del Grande Slam 2024. L’ha fatto in modo anche autorevole, apparendo per lunghi tratti superiore a colui che ha dominato il tennis mondiale negli ultimi quindici anni. Per scaramanzia non dico altro da qui alla finale, anche se una idea di come andrà ce la siamo fatta.
Dobiamo dire piuttosto altre cose. Onore delle armi, chapeau vers Novak Djokovic. E’ ancora il numero 1 a 36 anni, e non è detto che non lo sia ancora anche dopo questa sconfitta. Un ragazzo di 22 anni ne ha più di uno di 36 da spendere, la natura non si può battere, Nole è il primo a saperlo, e l’ha dimostrato.
Ma a lui va a nostro giudizio il rispetto e la gratitudine di tutti gli aficionados del tennis e di tutti i liberi pensatori di un mondo che ormai assume vaccini per qualunque sciocchezza, e che sembra capace di elaborare con il pensiero e con l’azione soltanto sciocchezze. A Djokovic va la nostra gratitudine per aver detto quel NO due anni fa in Australia che vale come il NO di Mohamed Alì alla guerra del Vietnam.
Tiferemo per lui, Nole, ogni volta che scenderà in campo e che il tifo nazionale per Sinner ce lo consentirà. E’ stato ed é un grandissimo giocatore di tennis, uno dei più grandi, e resterà un grand’uomo per il resto della sua vita, anche dopo che i riflettori del tennis si saranno spenti per lui.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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