Accadde Oggi

Una favola del nostro tempo

Weestminster, 29 aprile 2011

Quando si sposarono, il 29 aprile 2011 nell’Abbazia di Westminster l’Inghilterra ed il mondo intero (due miliardi di telespettatori, fu calcolato lo share globale quel giorno) sembrarono essere tornati indietro di trent’anni. A quell’altro 29, ma del luglio 1981, in cui i genitori dell’attuale sposo erano convolati a loro volta a nozze, quella volta a St. Paul Cathedral. Charles & Di, William & Kate. La favola della monarchia inglese che si ripete, all’ombra della grande regina Elisabetta che ha festeggiato pochi giorni fa il suo novantaquattresimo anno di età ed il sessantottesimo di regno.

Honi soit qui mal y pense, si vergogni chi pensa male, recita uno dei motti più celebri di quel loro mondo da favola e da rotocalco, che sembra rinnovarsi senza tempo. Due anni dopo appena, ecco l’annuncio più sospirato dopo quello delle nozze. L’erede, il Royal Baby.

Era il 23 luglio 2013 quando una raggiante Kate Middleton, duchessa di Cambridge, si affacciò al portone del St. Mary’s Hospital con a fianco il regal marito, destinato un giorno a succedere alla nonna ed al padre, a Dio piacendo. E soprattutto con in braccio l’ultimo erede della Casa Windsor e della corona britannica.

St. Mary's Hospital, 23 luglio 2013

St. Mary’s Hospital, 23 luglio 2013

E anche in quel caso, ecco in mondovisione ritornare tutti indiero di trent’anni. Era la sera del 21 giugno 1982. It’s Prince William. Con questo titolo il Times di Londra salutavava fa la nascita del Royal Baby di allora, il figlio dei Principi di Galles Charles Windsor e Diana Spencer. Immagini sfocate di un’altra epoca, una vita fa. Quella di Lady Diana senz’altro. Oggi sarebbe una nonna ancora assai giovane, ma gli dei amano certi personaggi più di altri e li reclamano a sé avanti tempo.

La Principessa di Galles più amata dagli inglesi, la Lady britannica più amata e ammirata dal resto del mondo, la Candela nel Vento di Elton John non sarebbe stata lì, trent’anni dopo, sullo stesso portone dello stesso ospedale da cui era uscita lei con in braccio quel bimbo che ormai uomo fatto adesso sorrideva raggiante quanto la moglie, a congratularsi con la nuora Kate.

Del principino William i genitori avevano scelto di conoscere in anticipo il sesso e avevano già deciso il nome. Un bel nome british, appartenuto al Conquistatore di Hastings e al Principe di Orange chiamato dall’Olanda all’epoca della Gloriosa Rivoluzione per scacciare i papisti Stuart. Un nome nella tradizione Windsor, la famiglia reale inglese. Quando toccherà a lui regnare, sarà il quinto di quel nome, il quarto fu il padre della regina Vittoria, la sovrana che regnò nell’800 per 64 anni, un record che la nonna di William, Sua Maestà la regina Elisabetta II ha battuto da tempo.

Buckingham Palace, 21 giugno 1982

Buckingham Palace, 21 giugno 1982

Per loro figlio invece, Kate e William vollero mantenere la suspence fino all’ultimo, rifiutando di conoscere il sesso del nascituro e di conseguenza assegnandogli un nome solo all’istante della nascita. Il sesso del Royal Baby fu comunicato alla Nazione, al Commonwealth ed al mondo intero soltanto alle 16,24 (ora della nascita) di quel 22 luglio 2013 mediante affissione secondo tradizione al portone di Buckingham Palace di un fiocco azzurro, mentre l’Araldo Reale in costume settecentesco dava lettura del relativo proclama a quanti avevano atteso, quella volta come 31 anni prima e come sempre da quando la Monarchia regna in Albione, nella grande piazza di fronte al Palazzo, sotto il Monumento alla regina Vittoria.

Il piccolo principe – George, anch’esso un bel nome Windsor, lui sarà il settimo, il quinto dette il nome alla Casata, il sesto, padre della regina attuale, fece il discorso più celebre della storia inglese) – è il terzo nella linea di successione a Elisabetta, dopo il nonno superstite Charles (che chissà quante altre cose farà tempo a diventare, prima che re) ed il padre William, mentre il fratello di costui, Harry, il secondo figlio di Lady Di, é passato dapprima in quarta posizione e poi fuori della linea ereditaria per sua scelta.

I coniugi Cambridge Windsor ringraziano il pubblico in occasione del loro anniversario

I coniugi Cambridge Windsor ringraziano il pubblico in occasione del loro anniversario

La successione al trono della Gran Bretagna è dunque assicurata da tempo, e grazie anche alle nozze ed al mènage mediatici di William e Kate la riconciliazione dell’Inghilterra con la propria monarchia ha potuto dirsi un fatto compiuto, dopo gli anni difficili seguiti alla crisi del Royal Wedding di Carlo e Diana ed alla tragica fine della Principessa Triste. La più giovane delle Royal Families ha festeggiato ieri il nono anniversario, all’apparenza felicemente malgrado il lockdown imposto dalla pandemia Covid19. I coniugi non sembrano al momento per nulla intenzionati a ripetere l’esito infausto dell’unione della generazione precedente.

L’istituzione più vecchia del paese è dunque destinata a durare ancora per almeno un altro paio di generazioni. William, Kate ed i loro eredi, promettono di compiere l’impresa che non riuscì a Charles e Diana, anche se la giovane principessa morta a Parigi nel Tunnel dell’Alma – per cause che non sapremo mai con precisione – fece moltissimo per accreditare una immagine del mondo dorato dei reali inglesi compatibile con il 20° e 21° secolo.

Immagini di teste coronate, di rituali che si ripetono nel tempo, come se si fosse fermato per sempre. La Union Jack che torna a sventolare come ai tempi dell’Impero, le salve di cannone sparate da Green Park e dalla Torre di Londra. Si ha un bel dire, ma questo film visto e rivisto tante volte ormai con quei protagonisti in costume come in un romanzo di Sir Walter Scott sembra potersi ripetere all’infinito senza mancare mai di affascinare una quantità di persone incredibile in tutto il mondo.

Catherine, duchessa di Cambridge and Queen Elizabeth II

Catherine, duchessa di Cambridge and Queen Elizabeth II

La gente comune, malgrado numerose esternazioni sui social network improntate ad un fastidio di maniera, mostra tutt’ora di subire il fascino di tutto quanto è legato alla monarchia per antonomasia, quella britannica, in un modo imprevedibile per gli anni 2000. A meno di non considerare che, a dispetto del tempo passato, siamo rimasti gli stessi, e le belle storie di principi e principesse, a lieto fine o meno, ci prendono come poco altro.

Anche gli stessi americani, che contro questa monarchia trovarono il loro fondamento come nazione rendendosene indipendenti dopo cinque anni di guerra civile sanguinosa, seguono gli eventi della Royal Family come e più che se si fosse trattato di qualcosa legato alla loro famiglia presidenziale. Potenza delle favole, in un mondo attanagliato dalla crisi. O più semplicemente, potenza della natura dell’animo umano.

Sia come sia, Sua Maestà la regina Elisabetta può ormai rilassarsi da tempo, e godersi le sospirate vacanze ai castelli reali di Balmoral, Windsor o Sandrigham. L’Erede è assicurato, la Corona pure, Dio salvi la Regina. There’ll always be an England.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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