Dopo la sconfitta in campionato contro il Monza, la squadra viola sul terreno del Franchi, affronta la Cremonese, nella semifinale di ritorno della Coppa Italia, con il vantaggio di due reti a favore.
La tifoseria mobilita da giorni, tramite i social, la chiamata a raccolta del popolo viola, data l’importanza della gara. Il club risponde con prezzi accessibili, considerata la semifinale, con diversi sconti per minorenni e altre categorie. In alcune zone della città appaiono striscioni con la scritta, Tutti allo stadio, lo slogan eloquente per il sold out dell’impianto. Gli appelli fanno il loro effetto, con la presenza di 31.131 spettatori, ( 21mila biglietti venduti, oltre il pacchetto di 10mila che comprendeva quello di Conference), con la Curva Ferrovia chiusa.
In tribuna, da poco rientrato dall’America il patron Rocco Commisso e la consorte, si rivede anche il sindaco Dario Nardella, diversi ex dirigenti, Edoardo Macia e Stefano Melissano, molti ex giocatori da Claudio Merlo, a Lorenzo Amoruso, ad Alberto Di Chiara. Prima della gara sono premiati in campo dal dg Jo Barone Giacomo Bonaventura e Gaetano Castrovilli per le 100 presenze in maglia viola.
Come preannunciato dalla Curva Fiesole, all’ingresso in campo delle due squadre una spettacolare coreografia, migliaia di bandierine viola bianche e rosse, con la scritta Vinci nel mezzo, tra il giglio di Firenze e lo stemma della Coppa Italia, a bordo campo un lungo striscione, Per l’orgoglio di Firenze, riportiamola a casa. Negli altri settori, dalla Tribuna alla Maratona ogni spettatore trova una bandierina con il logo ufficiale, tutto lo stadio colorato di viola.
Nella formazione titolare poche sorprese, parte in panchina Quarta e Amrabat diffidati, Bonaventura fermo per infortunio, gli undici con il modulo del 4-3-3, Terracciano tra i pali, Dodo, Milenkovic, Igor, Biraghi, Castrovilli, Mandragora, Barak, Gonzalez, Ikoné, Cabral. La Fiorentina dalle prime battute in avanti con un buon pressing, al 15esimo il primo tiro di Milenkovic, poi ci prova Cabral, gli avversari si difendono, con diversi interventi, una gara non esaltante da ambo le parti. Al 39esimo Dodo, il più propositivo, fermato in area dopo un contrasto di Ferrari, ammonito il difensore per simulazione dall’arbitro Marinelli. Si chiude la prima parte a reti inviolate.
Nella ripresa al 63esimo i primi cambi, Sottil prende il posto di Ikoné, Ranieri di Igor infortunato. Si prosegue come nel primo tempo, qualche occasione dei gigliati, ritmo basso, avversari attenti a chiudere le incursioni, il solito Dodo sulla fascia duetta e salta gli avversari. Al 75esimo contropiede dei padroni di casa con Cabral che serve un pallone a Gonzalez in area, l’argentino sfiora il secondo palo.
La voce del pubblico ancora più forte, i cori rimbombano nell’impianto, un ritmo costante la squadra risponde con un maggiore ritmo. All’82esimo Amrabat prende il posto di Castrovilli. La Fiorentina proiettata in avanti, Dodo chiuso in fallo laterale, Sottil per Gonzalez il cui tiro parato dal portiere Sarr, da un corner di Biraghi un colpo di testa di Cabral. Nel recupero di cinque minuti Kouamé al posto di Gonzalez.
Al triplice fischio esplosione di gioia degli spettatori, obiettivo raggiunto, con lo spettacolo che ancora una volta arriva dalla Curva Fiesole, un muro di sciarpe viola, tra le luci. Nei festeggiamenti cori per tutti da “torneremo grandi ancor, come nel ’56 “(rivolto agli eroi del primo scudetto, ndr), a mister Vincenzo Italiano, (alla sua prima finale), con la squadra che lancia le maglie, applausi di sportività verso gli avversari.
Gara non esaltante con poche emozioni in campo, con un avversario di livello inferiore che cerca di difendersi, senza pericoli verso la porta difesa da Terracciano, dalla parte opposta dopo il calo di attenzione delle precedenti gare la Fiorentina, con una prova di maturità, amministra la manovra di gioco, non concede nulla, cerca di sfruttare le occasioni da rete, gestisce il vantaggio dell’andata.
Sulla prestazione non brillante ma mai in discussione per la qualificazione, sufficienza per tutti i reparti, con Milenkovic che si nota con ottimi interventi in difesa e spunti verso la porta, Mandragora il più attivo nella mediana, Gonzalez meno incisivo ma sempre presente nel gioco, gli assist e le conclusioni dell’argentino i maggiori pericoli per la retroguardia avversaria.
Il migliore del match, il brasiliano Dodo, anticipa e dribbla gli avversari, imprendibile sulla fascia, autentico trascinatore non solo in campo ma anche verso il pubblico che incita in diverse fasi, il terzino viola dopo aver recuperato dall’infortunio, un giocatore fondamentale.
Una serata d’entusiasmo ed emozioni che Firenze attendeva da tempo, arrivare al traguardo di una finale (che mancava dal 2014), l’undicesima della propria storia, per sognare di alzare un trofeo, ventidue anni dopo l’ultima volta.
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