Musica

V2 Schneider

L’8 settembre 1944, tre mesi dopo lo sbarco in Normandia e quando ormai le sorti della seconda guerra mondiale volgevano nettamente a favore degli Alleati, la Germania nazista lanciò la prima V2 su Londra.

Vergeltungswaffe 2 (in tedesco: arma di rappresaglia), il primo missile balistico della storia fu brevettato e realizzato da uno scienziato che avrebbe scritto anche in seguito alcuni tra i capitoli più importanti della storia scientifica e tecnologica dell’umanità.

Wernher Von Braun, chiuso nel suo laboratorio di Peenemunde sul Mar Baltico, andò molto vicino a dotare Adolf Hitler di quell’arma finale che aveva inseguito per tutto il riarmo tedesco e la guerra mondiale (il primo prototipo di missile era stato sperimentato addirittura nel 1927, in piena Repubblica di Weimar), e ottenuto troppo tardi.

La battaglia d’Inghilterra poteva dirsi sostanzialmente persa già a metà del 1941. Le V2 avrebbero sostituito la esausta Luftwaffe tre anni dopo, facendo danni su Londra e dintorni ma non più della portata registrata durante i blitz del 1940. Era una vendetta disperata. Restava la dimostrazione finale e l’eredità lasciata al mondo moderno, che avrebbe ripudiato il Nazismo ma non le sue conquiste tecnologiche.

Hitler stesso aveva vanificato lo sforzo dei suoi scienziati, rifiutando a Von Braun quello che aveva rifiutato a Rommel: la dislocazione alternativa delle sue risorse belliche, concentrate invece in un solo punto (Peenemunde, appunto) che sarebbe stato facile bersaglio dei bombardamenti e degli assalti alleati. La Germania, che era in fatale ritardo sulla fabbricazione della bomba atomica e del combustibile alternativo al petrolio per lei irraggiungibile, si sarebbe arrestata anche nello sviluppo dei missili balistici, che avrebbe avuto nuovo impulso dopo la guerra.

La prima foto scattata alla Terra dallo spazio è del 1946, quando già l’autore del razzo che l’aveva scattata era caduto nelle mani degli Americani, ben contenti di naturalizzarlo per affidargli il loro programma spaziale e la corsa alla conquista del cielo che sarebbe diventata il fronte principale della guerra successiva, quella Fredda contro l’Unione Sovietica (che si era d’altro canto accaparrata anch’essa la sua fetta di scienziati e tecnici tedeschi catturati).

Il brano musicale di oggi appartiene al periodo berlinese di David Bowie ed è l’ultimo dell’album che molti considerano il suo più bello e importante, Heroes, del 1977. Il cantante inglese, esaurita la fase artistica di Ziggy Stardust e superata la fase depressiva successiva a Young Americans, sembrò attingere a piene mani dalle suggestioni ancora presenti nella ex capitale tedesca, in particolar modo da una estetica che riecheggiava – e a volte riprendeva in maniera eclatante, tanto da attirargli pesanti critiche – quella degli Anni Trenta e del Nazismo.

E’ un brano strumentale, che rievoca intenzionalmente le sonorità dei Kraftwerk (*), i precursori della musica elettronica tedesca, nonché l’inquietante rumore – o assenza di rumore – dell’appressarsi del missile letale al suo obbiettivo. Si tratta di un brano controverso, che lo stesso Bowie avrebbe atteso di eseguire pubblicamente in un suo concerto per almeno vent’anni.

Al pari del brano che dà il titolo all’album, e di cui ci siamo già occupati in questa rubrica, V2 Schneider fa parte della colonna sonora di Christiane F. – Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino.

(*) Florian Schneider, a cui fa riferimento il titolo del brano, è il co-fondatore dei Kraftwerk, ritenuto da David Bowie all’epoca uno degli artisti che più avevano influito sulla sua formazione.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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