«Nessun dialogo con i Talebani!», tuonano le forze politiche di opposizione in parlamento. La maggioranza sta zitta, con il green pass ha risolto tutti i problemi mondiali, perfino Salvini si è accodato all’uomo della provvidenza Draghi e a Pontida d’ora in poi farà il bagno nel siero della Pfizer anziché nelle sacre acque del Padre Po.
Ma non divaghiamo. Restiamo sul nostro contributo alla causa dell’Afghanistan, che si appresta a celebrare la ricorrenza del ventesimo anniversario dell’assassinio di Ahmad Shah Massud, il leggendario comandante dei Mujaheddin, con la resa del figlio e degli ultimi guerrieri del nord allo strapotere dei Talebani. Questi ultimi armati, ben pasciuti e ben riforniti dalla Cina; loro, i Mujaheddin, lasciati ormai soli da tutti.
Meno che dalle chiacchiere degli italiani, che non ne fanno mai mancare a nessuno, su nessun argomento. Di grazia, cara Giorgia Meloni baciata anche lei dal sole di Cernobbio, ci dica perché dovremmo negare ascolto ai radicali islamici quando dalle nostre parti nell’anno di grazia, o di disgrazia, 2021 c’è ancora tanta gente che pende dalle labbra di uno strano signore vestito di bianco che si affaccia ad un balcone e scomunica chi non si vaccina.
Non si sa in quale passo del Vangelo sta scritto che bisogna porgere il braccio in luogo dell’altra guancia, ma Bergoglio non sembra avere dubbi, e con il consueto tono da lanciatore di anatemi minaccia chi ancora fa i capricci. Bei tempi quelli in cui la Chiesa si teneva fuori del tutto dalla scienza, scomunicando in partenza chi negava che la terra fosse piatta ed il sole le girasse attorno, senza stare tanto ad approfondire né a sottilizzare. Adesso fa concorrenza da un lato alle riviste specializzate di medicina, dall’altro ai profeti televisivi e non che vorrebbero riportare il mondo all’Egira, la fuga di Maometto dalla Mecca, l’inizio dell’Islam e di molti dei nostri attuali guai.
I Talebani governano anche da noi, e da tempo. Interessi economici spaventosi e sempre più diffusi sostituiscono i versetti del Corano e quelli della Bibbia, parimenti accolti benevolmente ed entusiasticamente da una popolazione che veleggia felice e contenta verso un analfabetismo di ritorno altrettanto spaventoso. I nostri nonni con la quinta elementare presa dal maestro Manzi ed alle scuole serali si rivoltano nella tomba, a vedere i loro nipoti pascersi in una beata e bovina ignoranza rivestita a festa dalle tonalità dell’arroganza, della presuppponenza, della mancanza di rispetto non solo per le idee altrui ma anche e soprattutto per le proprie (chi ne ha).
Se è vero che il 60 % della nostra popolazione nostrana è funzionalmente incapace di decifrare un qualunque testo scritto, verrebbe spontanea la tentazione di paragonare questo dato statistico a quello di chi è corso a vaccinarsi con lo stesso slancio con cui i nonni (sempre loro, poverini) andarono a dare alla patria l’oro che a malapena possedevano per battesimo e matrimonio nelle mani di un Duce che sembrava, più o meno come il premier di adesso, una persona tanto in gamba, capace, lo rispettano e ce lo invidiano in tutta Europa….
Andò come tutti sanno, e proprio oggi ricorre la data fatidica che ha segnato – e segnerà – la nostra storia contemporanea. Vaccino o non vaccino, siamo bravi a dare addosso a colleghi, amici e parenti in difficoltà perché non vogliono piegarsi ad un sopruso in linea di principio nonché ad un trattamento sanitario che può in molti casi equivalere alla morte. Poi, vigliacchi come siamo da ben prima di quell’8 settembre del 1943, siano pronti a scappare e a rinnegare tre volte anche Cristo non appena il vento cambia e la persecuzione tocca a noi. Perché, sia chiaro, se salta lo stato di diritto, prima o poi tocca a tutti.
Dialoghiamo con i Talebani, tanto ormai le cause migliori dell’Afghanistan sono perse, dalla libertà del popolo all’emancipazione delle donne, al destino dei bambini, a tutto quanto l’Occidente governativo e non governativo aveva investito in quel paese per il suo miglior futuro. A non dialogare rischieremmo di perdere adesso un sacco di risorse e di materie prime, non ultimo quell’oppio e quel fumo afghano nero che alla nostra attuale classe di governo piace tanto fin da quando la mejo ggioventù negli anni settanta andava a Kabul a trovare se stessa e a perdere i suoi pochi neuroni in qualche droga a buon mercato.
L’Imam Mattarella, a scanso equivoci, ha già fatto capire che non è più il caso di invocare la libertà, da nessuna parte e per nessun motivo. Buon 8 settembre a tutti.
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