Viva la repubblica. L’hanno voluta i nostri genitori e i nostri nonni, e non date retta a chi vi dice che si trattò di un broglio. Non è vero niente, io ricordo i discorsi dei miei nonni, di mio padre, di mia mamma. La volevano quella repubblica, e passarono quella notte del 2 giugno 1946 in preghiera. Che il loro voto non fosse stato inutile. Che le loro sofferenze, i loro morti, la loro infanzia e la loro giovinezza passata in mezzo alle camicie nere e poi alle bombe non se ne fosse andata via invano. Che noi bambini potessimo vivere in quel mondo migliore che loro avevano voluto per noi con tutte le loro forze. Che potessimo diventare uomini e donne veri. Non prepotenti, non assassini, non farabutti approfittatori. Uomini e donne veri. Come la pensavamo non importava. Bastava che quel tricolore fosse la nostra bandiera. Da rispettare, da onorare finché fossimo stati vivi, anche dopo che loro non ci fossero stati più.
Siamo cresciuti così, con questo mito semplice e immenso. Con i ricordi di chi ci aveva messo al mondo dando un senso alle nostre vite ancor prima che fossimo concepiti. Con i ricordi dei nostri morti. Con l’unica preoccupazione di essere all’altezza di chi ci aveva preceduto. Di essere un’altra generazione che avrebbe onorato quel tricolore.
Non so se ci siamo riusciti. Di sicuro, in molti ci abbiamo provato. E tanto basta. I nonni, il babbo, la mamma non possono essere troppo scontenti di noi, tutt’altro. I nostri figli, crediamo, potranno ripensare ai nostri errori scuotendo la testa con affettuoso (speriamo) rammarico, pensando che i loro genitori a volte si illudevano e si ingannavano, ma mai che non abbiamo voluto loro talmente bene da non voler più di ogni altra cosa lasciare loro lo stesso dono prezioso che i loro nonni avevano lasciato a noi, tanto tempo fa. Quella costituzione che un imbecille e i suoi scherani volevano distruggere due anni fa. Quella libertà per cui tanti si sono fatti ammazzare, perché noi oggi potessimo dimenticarcene, e godere perfino di questa dimenticanza come libertà.
Quella costituzione per cui siamo andati a votare anche questa volta pensando soprattutto a voi, figlioli cari. Perché noi la nostra vita l’abbiamo fatta, come meglio ci è riuscito, cercando di non disonorare chi ce l’aveva data. Ma il disonore più grosso sarebbe stato – e lo sappiamo dal giorno o dalla notte in cui siete nati – togliere a voi lo stesso futuro che a noi è stato garantito. Perché ora tocca a voi.
Spero che ci vogliate bene così come noi ve ne abbiamo voluto, ma che soprattutto lo vogliate a voi stessi. Vi lasciamo, vi lasceremo presto il dono più prezioso che possa toccare ad un essere umano. La libertà. Fatene buon uso, tenetela da conto. Ce n’é una sola.
Viva la repubblica. Viva l’Italia.
Lascia un commento