Magari questo è un campionato di quelli che si ricorderanno soltanto per la mediocrità, della squadra, della società, dell’annata nel suo complesso. Magari la cosa più interessante e divertente finirà per essere la manfrina Comune – Società sullo stadio (sanno entrambi che non è fattibile, né alla Mercafir né al Franchi, a Firenze l’ultima grande opera pubblica degna di questo nome la realizzò l’architetto Poggi, un secolo e mezzo fa, dopo abbiamo fatto più o meno ridere e/o arricchire partiti e conventicole). Magari la Sampdoria non era il test più probante e proibitivo che potesse capitare davanti a questa Fiorentina, dopo le battute d’arresto con Juventus (più che altro una battuta d’arresto arbitrale) e Atalanta (mezza categoria di differenza, a voler essere onesti e sobri). Magari domenica prossima ci siamo già pentiti dei nostri elogi, ma insomma, non è che vinci 5-1 tutte le domeniche, e nemmeno tutti gli anni.
La Fiorentina a Marassi tira fuori il carattere (qualcuno in vernacolo lo chiama – anzi, li chiama – in altro modo, più anatomico). Il gioco no, ripassare in futuro, con altri allenatori e probabilmente altri progetti. Ma gli attributi sì, e di questo a Beppe Iachini dobbiamo darne atto di fronte ad un notaio. Dopo due batoste come Juve e Atalanta se non hai carattere finisci dov’è la Sampdoria adesso, e la Fiorentina ci stava finendo, appena un paio di mesi fa.
Qualcuno diceva che ci voleva il mastino in panchina, ed i fatti sembrano dargli ragione. Qualcuno preferiva comprare giocatori più funzionali, ed i fatti semmai gli daranno ragione l’anno prossimo. Qualcuno vorrebbe levarsi qualche sassolino dalla scarpa, ed è per l’appunto chi scrive queste note. La Fiorentina gioca in un modo che non ci piace, ma che è redditizio (almeno quando l’avversario non è trascendentale, o aiutato dal Var visionato alla rovescia). Soprattutto punta all’essenziale, ognuno al posto giusto, niente esperimenti, palla lunga e possibilmente a chi ha qualcosa in più da tirare fuori.
Ecco dunque che per miracolo Federico Chiesa ridiventa il giocatore che fa la differenza, come nelle ultime stagioni passate. Ecco dunque soprattutto che Dusan Vlahovic ridiventa quello che è sempre stato: una promessa del nostro vivaio e del nostro calcio. Un centravanti vecchia e mai abbastanza rimpianta maniera, come non se ne vedevano più. Scomodiamo addirittura Paolino Pulici e Ciccio Graziani, il nostro ragazzo ha carattere quanto ne avevano loro, e classe da vendere. Lotta sempre alla morte, e spesso arriva a sfondare, trovandosi al posto giusto nel momento giusto, con il piede giusto. Ha carattere, anche troppo a volte, ma glielo perdoniamo volentieri. Averne di lottatori, di match winner, di ire di Dio in campo come lui. Ha classe fuori dal campo, perfino, perché quando sbaglia (come dopo il rigore) poi chiede scusa, e diteci un po’ in quanti sono a farlo nel nostro campionato, eh Nedved?
Il sasso, un grosso sasso, che vogliamo levarci dalla scarpa, è proprio lui. Poche settimane fa per qualcuno, molti per la verità, era uno scarpone, da mandare in serie B, in provincia (come se noi fossimo Manhattan) a farsi le ossa e a far vedere se da lui qualcuno riusciva a cavarne qualcosa. Adesso la parola più equilibrata che si legge per definirlo è fenomeno.
Preferiamo levarci il sassolino dalla scarpa con quella stessa sobrietà che manca a tanti. Lasciamo perdere i fenomeni. Dusan Vlahovic è una grande promessa del nostro campionato, il futuro Immobile, se non viene rovinato dagli allenatori e da certi tifosi che prima aprono la bocca e dopo pensano. La rivalità con Cutrone tra l’altro gli fa bene, ma soprattutto gli fa bene poter tirare fuori appena può la grinta che ha. Gli fanno bene i sei gol segnati finora, dando la sensazione di poterne segnare da qui alla fine almeno altrettanti.
A noi fa bene quell’abbraccio con Chiesa, perché vuol dire che da ora in poi a Firenze i gioielli non vengono più svenduti alla Festa del Grillo, ai mercatini rionali o al carnaio juventino. I gioielli sono tornati ad impreziosire la nostra corona. Se poi questa corona tornerà un giorno ad essere regale, questo dipende dai sassolini che avrà voglia di levarsi Rocco Commisso. Okey?
Fast, fast, fast, possibilmente. Non abbiamo tutto questo tempo, boss, da qui all’eternità.
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