Avrebbe compiuto oggi gli anni, se avesse condotto una vita conservativa, non spericolata, avventurosa, spesso eccessiva quasi quanto quella della sua celebre creatura letteraria. Il suo nome è Fleming, Ian Fleming, ed è a tutti gli effetti il papà dell’agente segreto più famoso e affascinante della storia: James Bond, matricola 007, licenza di uccidere, al servizio segreto di Sua Maestà britannica.
Di lui parliamo in altra parte del giornale. Qui è proprio della sua creatura che ci interessa parlare. O almeno di come è stata rappresentata al cinema, che se ne impadronì quasi subito. Fleming aveva scritto da poco il suo primo romanzo, Casino Royale, che la televisione gli offrì subito di acquistarlo. Era il 1957, il progetto non ebbe seguito, e allora al piccolo subentrò il grande schermo. Harry Saltzman e Albert Broccoli erano due giovani produttori in cerca di gloria, e la guadagnarono per sé e per l’ex agente dell’MI6 Fleming acquistandogli i diritti su un altro romanzo, Doctor No (in Italia Licenza di uccidere), che divenne dunque l’inizio della storia (Casino Royale dovette attendere 50 anni e la scadenza del diritto acquisito dalla televisione prima di essere rappresentato finalmente nel 2007).
Per la parte di 007 Saltzman e Broccoli avevano pensato a Cary Grant, ma il divo in quel momento era praticamente proprietà privata nientemeno che di Alfred Hitchcock. Alla fine la scelta cadde sull’oscuro comprimario Sean Connery, che da lì in poi spiccò il volo, portandosi dietro il suo personaggio, chi l’aveva creato e chi ci aveva scommesso.
Il gioco di società più frequente tra i fan della saga di James Bond è stabilire chi ne è stato il migliore interprete. Da Sean Connery, che è stato il primo e a detta di molti – non soltanto, comprensibilmente, del pubblico femminile – rimane il migliore, a Daniel Craig che tra poche settimane ritorna sullo schermo con la quinta interpretazione (la venticinquesima apparizione di 007 al cinema in totale) contando dal suddetto Casino Royale e che a detta di molti altri è l’attore che meglio ha incarnato il character così come delineato dallo script originario di Fleming.
Il gioco che vogliamo proporvi noi oggi è un altro. Parte non secondaria nel successo di Bond l’ha sempre avuta la colonna sonora, che ha visto alternarsi i più grandi singer e gruppi del momento, da Shirley Bassey a Nancy Sinatra, a Tom Jones, a Tina Turner, a Sheryl Crow, a Madonna, a Paul McCartney, ad Adele, passando per i Duran Duran e gli A-Ha, a Carly Simon, Gladys Knight, Sheena Easton ed altri ancora. Senza contare John Barry, che ha aggiunto il James Bond Theme al lungo elenco dei suoi capolavori regalati al grande cinema.
Qual è quella che vi è piaciuta di più? Noi suggeriamo Chris Cornell, ex frontman dei Rage against the machine e degli Audioslave scomparso due anni fa, ed autore di questa You know my name che, in tema perfetto con l’episodio intitolato Casino Royale di cui era la soundtrack e quel Daniel Craig che ne era il protagonista, ha riportato il più celebre agente segreto di Sua Maestà ad assomigliare a come se l’era immaginato il suo papà.
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